Il retroscena/Sulla piazza l’ultimo screzio tra il Cavaliere e Fini

«Se la Polverini vince ha vinto Berlusconi, se la Polverini perde ha perso Fini». La sintesi la fa un ministro neanche troppo vicino al Cavaliere e, se pure un po’ ingenerosa nei confronti del presidente della Camera, rende piuttosto bene lo stato dell’arte

Roma «Se la Polverini vince ha vinto Berlusconi, se la Polverini perde ha perso Fini». La sintesi la fa un ministro neanche troppo vicino al Cavaliere e, se pure un po’ ingenerosa nei confronti del presidente della Camera, rende piuttosto bene lo stato dell’arte. Perché dopo il pasticcio delle liste la candidata finiana alla regione Lazio ha decisamente perso terreno e gli ultimi sondaggi non mettono affatto di buon umore. Un recupero, insomma, sarà possibile solo se il Cavaliere ci metterà la faccia e a quel punto non potrà che essere lui a intestarsi la vittoria. In caso contrario, invece, molto probabile che le responsabilità ricadano su chi con forza ha voluto far correre la Polverini e sugli ex An (Alemanno, ma anche il coordinatore regionale del Pdl Piso) che un buon contributo al caos delle liste l’hanno comunque dato.
Una partita, quella del Lazio, che rientra necessariamente nel ben più lungo e complesso tira e molla di incomprensioni che tra Berlusconi e Fini va avanti ormai da tempo. Ieri, l’ennesima puntata. Perché mentre il Cavaliere annunciava per il 20 o 21 marzo a Roma una manifestazione di tutti i candidati governatori del centrodestra, l’ex leader di An faceva sapere che non vi avrebbe partecipato. «Il presidente della Camera - dice Fini - non prende mai parte ad eventi di partito in campagna elettorale». Una spiegazione del tutto ragionevole a cui Fini fa però seguire una piccata risposta a chi gli chiede se ne condivida il merito: «Non rispondo solo perché è una signora...». Un modo per dire, assicurano dalla presidenza della Camera, che il sostegno alla kermesse non è mai stato in discussione. Ma con una modalità che manifesta quantomeno un piccolo disagio. Lo stesso che si coglie nello sguardo di Berlusconi quando è a lui che i giornalisti chiedono conto dell’annunciata assenza di Fini. Qualche secondo di silenzio, La Russa, Gasparri e Giacomoni che si sbracciano a dire che «Fini è presidente della Camera» e finalmente la risposta del Cavaliere: «È o no la terza carica dello Stato?».
Insomma, tutto a posto. O quasi. Perché non ci sono dubbi che il braccio di ferro continua sottotraccia. Con Fini che ha deciso almeno per il momento la strategia del basso profilo. Un incontro pubblico con Caldoro in Campania e uno con la Polverini nel Lazio. Si farà vedere, ma non metterà la faccia sulla campagna elettorale. Perché, racconta il tam tam del Palazzo, dopo le elezioni è pronto anche a fare il cambio di passo. Magari con un partito suo, di certo con la sponda di Casini, Rutelli, Montezemolo, D’Alema e Pisanu (a Palazzo Grazioli non è passata affatto inosservata l’intervista all’Unione Sarda in cui prendeva decisamente le distanze dal premier). Non è un caso che da qualche giorno il Cavaliere sia tornato in privato a lamentarsene. Ormai - è il senso dei suoi ragionamenti - l’ex leader di An guarda solo a cosa ci sarà dopo. Ma di certo, è la chiosa che affida ai suoi Berlusconi, «non sarà lui il mio delfino». Ed è anche nell’ottica di un possibile show down che il premier sembra aver accantonato l’ipotesi di un secondo predellino. Spazio alle iniziative della Brambilla e dei suoi Promotori della libertà, certo. Ma occhi puntati sul Pdl visto che dopo il voto il Cavaliere è deciso a riorganizzare e strutturare il partito dando il via ai congressi comunali, provinciali e regionali. E resta in piedi l’ipotesi del coordinatore unico.
Per il momento, però, attenzione puntata sulla manifestazione del 20 o 21 marzo.

Non ci sarà Fini, ci saranno - nonostante i rumors - i leghisti. Bossi ha dato ampie garanzie al Cavaliere della presenza dei suoi candidati. Cota - che ha bisogno di Berlusconi in Piemonte - non si sfilerà, magari Zaia potrà incappare in un appuntamento elettorale dell’ultima ora.

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