Riappare anche un Vasari originale

Tra le problematiche emerse nel convegno pisano sugli affreschi del Camposanto è stata sottolineata la tendenza a restaurare sempre le stesse opere, attraverso una sorta di «accanimento terapeutico». Emblematici i tre interventi effettuati nel giro di qualche decennio sul ciclo aretino di Piero della Francesca.
Un’immediata risposta arriva da un altro convegno, che si terrà ad Arezzo (Sala dei Grandi della Provincia di Arezzo) il 28-29-30 marzo, dal titolo «L’ingegno e la mano. Restaurare il mai restaurato». In questa occasione studiosi e tecnici italiani e stranieri affronteranno il tema prendendo spunto da un’opera di Giorgio Vasari, che ha avuto la fortuna di non essere mai stata restaurata nel Novecento e forse neppure prima. L’opera, poco nota, è l’Incoronazione della Vergine (Pala Albergotti), dipinta nel 1567 da Vasari e collaboratori e conservata nella Badia delle Sante Flora e Lucilla di Arezzo. Eseguita per il fiorentino Filippo Salviati e destinata alle suore di San Vincenzo a Prato, fu acquistata nel 1570 per 200 scudi dal giurista aretino Nerozzo Albergotti per la cappella di famiglia nella Pieve di Santa Maria ad Arezzo.
È probabile che in quella circostanza il grande dipinto venisse ampliato con l’aggiunta di due pannelli laterali con i santi Donato e Francesco e di una cornice con otto tavolette poligonali con figure di sante. Cornice e tavolette, esposte nel Museo d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo, saranno al centro della mostra «Vasari visto da vicino. Le tavole laterali della Pala Albergotti» (28 marzo-13 aprile), che permetterà un esame ravvicinato dei dipinti. Sulla pala, nel suo insieme, sono già state fatte indagini scientifiche.

Ma prima di affrontare il restauro di un’opera «incontaminata» tecnici e studiosi vogliono confrontarsi. In mostra ci saranno anche dipinti del contemporaneo Giuseppe Riccetti, con ritratti di artisti ispirati alle Vite di Vasari.

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