Ribaltone antidemocratico

Sembra dunque che almeno un senatore eletto nella coalizione di centrodestra (Marco Follini) voterà la fiducia al governo di centrosinistra rinviato alle Camere dal Presidente Napolitano. Dal centrodestra si lamenta il tradimento del mandato ricevuto dagli elettori. Da sinistra si elogia quella che viene definita un'apertura intelligente, sensibile alle ragioni della stabilità.
È vero, in effetti, che la Costituzione dice che ogni parlamentare rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni «senza vincolo di mandato». Questa disposizione opera come una sorta di freno alle implicazioni estreme del principio democratico accolto dalla stessa Costituzione, che esigerebbe piena rispondenza dei parlamentari alla volontà degli elettori (se fosse identificabile con certezza) e disciplinato rispetto della linea del partito nelle cui file il parlamentare è stato eletto. In termini nobili, è una disposizione che consente al parlamentare di «aprirsi» a quelle istanze della società e del corpo elettorale che il suo partito non riesca politicamente a raccogliere, senza dover temere conseguenze negative sulla sua carica in corso di legislatura. In pratica, significa che un suo specifico dissenso dalla linea del gruppo cui appartiene, o addirittura una sua fuoriuscita dal gruppo parlamentare originario, è senza conseguenze sulla stabilità della sua carica.
Nella concreta vicenda cui stiamo per assistere al Senato c'è però qualcosa di più. Il mutamento di schieramento del senatore in questione (e degli altri che potrebbero imitarlo) potrebbe avere conseguenze decisive sui rapporti di forza maggioranza-opposizione, quali usciti dal voto dell'aprile scorso. E non si tratterebbe più, soltanto, di vedere «limitate» le implicazioni estreme del principio democratico o di consentire una sacrosanta libertà d'azione al singolo rispetto alle greppie della disciplina di partito: si tratterebbe di consentire la sopravvivenza al governo dello schieramento opposto a quello nelle cui file si è stati eletti. Il principio democratico deve bilanciarsi con l'esercizio libero del mandato elettivo: e questa operazione esige che nessuno dei due valori in bilanciamento sia azzerato. Ma se le cose andassero come sono annunciate, il principio democratico - cioè il rispetto del voto popolare - non sarebbe affatto «bilanciato», rischierebbe invece di essere azzerato.
In termini giuridico-costituzionali non ci potrebbero essere rimedi.

La nostra carta fondamentale non prevede - come qualcun'altra invece fa - la decadenza dal mandato per i parlamentari transfughi. Ma bisognerebbe che, almeno politicamente, fosse chiaro che un mandato parlamentare «libero» non è un mandato che autorizza a frodare i propri elettori.

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