Cultura e Spettacoli

Alla ricerca dell’alibi (editoriale) perfetto

Un lungo assedio. Anzi, una guerriglia editoriale in cui i colpi peggiori arrivano da dietro le proprie linee. È questa l’impressione che si può ricavare guardando alle continue piccole (o grandi) polemiche sorte intorno a Mondadori negli ultimi mesi. È indubbio che in questo continuo mordi e fuggi si intraveda una strategia precisa, una strategia a metà tra l’editoria e la politica. Qualche esempio? Da fine 2009 è partita una ridda di appelli e appellini per spingere Roberto Saviano a lasciare Mondadori. La colpa dell’editore che ha promosso Gomorra in ogni maniera possibile? Ovviamente di essere compromessa con il Cavaliere (che si è persino permesso di criticare il libro). Da lì uno stillicidio infinito arrivato a luglio di quest’anno quando, di fronte all’ennesima intervista-lamentazione di Saviano, Marina Berlusconi gli ha risposto per le rime: «Rispetto e apprezzo Saviano... ma nessuno può ritenersi al di sopra delle critiche».
Al Salone del libro di Torino di quest’anno, invece, Stefano Mauri e Giuseppe Laterza hanno deciso di lanciare un’iniziativa contro il Ddl intercettazioni. Gran coro di adesioni da parti di editori libertari e democratici. Da Mondadori si è invece fatto sapere che: «La casa editrice fa parte dell’Aie che ha già espresso la sua opinione a nome di tutti gli editori italiani». Insomma, nessuna presa di posizione filo governativa, semmai un distinguo sul fatto che era inutile fare in modo mediatico una cosa che si era appena fatto in maniera istituzionale. Abbastanza però perché in molti si sentissero autorizzati a sparare a palle incatenate (palle però estremamente libertarie) sulla casa editrice. E tutti ovviamente di nuovo ad inseguire Saviano per fargli dire che il suo editore era il covo di ogni nequizia. Senza parlare poi della vexata quaestio Einaudi. L’appartenenza della casa editrice torinese, culla del pensiero che conta a sinistra, al gruppo di Segrate genera feroci maldipancia. E fa niente se la linea editoriale è stata maneggiata con la stessa delicatezza con cui si sposta della nitroglicerina instabile. Anche in questo caso alcuni autori dello Struzzo hanno dato vita alla guerriglia interna con una bella lettera ai giornali sempre a partire dal Ddl intercettazioni (tra gli altri: Francesco Abate, Niccolò Ammaniti, Ascanio Celestini, Giancarlo De Cataldo...) a cui è seguita l’eterna discussione: «Andiamo o stiamo?».

Alla fine dopo aver ottenuto un bel plauso democratico stanno tutti. In fondo che c’è di più comodo che essere convinti democratici obtorto collo nel campo del nemico?

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