La ricerca della felicità trova anche le lacrime

Potrebbe essere il nuovo manifesto cinematografico del sogno americano, l’incarnazione fatta celluloide che determinazione, volontà e voglia di emergere, anche in mezzo a difficoltà apparentemente insormontabili, possano essere gli ingredienti indispensabili per mettersi alle spalle miseria ed anonimato.
Che poi La ricerca della felicità non sia una storia di fantasia ma la trasposizione della vita di Chris Gardner è motivo ulteriore di stimolo per tutti quelli, anche non americani, che non si rassegnano ad accettare la propria condizione sociale. Il fatto che a dirigere un film così caro alle corde statunitensi sia stato chiamato il nostro Muccino, con risultati eccellenti, è motivo di orgoglio per tutto il nostro movimento.
La parte del protagonista è stata affidata a Will Smith, eccellente quanto versatile attore, qui capace di alternare, sotto la guida di Gabriele, in maniera impeccabile, vulnerabilità e voglia di lottare, senso paterno e capacità di rischiare, determinazione e scoramento, gioia e tristezza, in un mix che non scade mai nel melenso ma che, al contrario, risulta sempre veritiero, quasi documentaristico.
Bene si muove con lui Jaden Smith, suo figlio nella pellicola ma anche nella vita. La storia è quella di Chris, un venditore porta a porta cui gli affari non vanno bene. La moglie mal sopporta questo senso di instabilità, tanto da mollarlo per cercare fortuna altrove. Gardner si ritrova così, padre single, a cercare di far convivere la sua voglia di emergere con le attenzioni affettuose che non devono mancare al figlio. Costretto a subire lo sfratto e a cercare ospitalità in bagni pubblici e ricoveri per i senza tetto, Chris non perderà di vista, come farebbero in molti, la realizzazione del suo sogno personale. Con molti fazzoletti, furtivamente estratti da borse e tasche, che copiosamente si moltiplicano durante la proiezione.
Quanto a Rocky Balboa, sesto episodio di una saga che dovrebbe essere arrivata al suo epilogo (mai dire mai perchè si era detto lo stesso dopo il penosissimo quinto film), è una pellicola che va guardata con gli occhi benigni di un innamorato, capace di passare sopra al «restyling» di un’icona dei nostri sogni. Non chiedete una parvenza di autenticità alla storia (il cinquantenne Rocky, che gestisce un ristorante ed è rimasto vedovo, sfida il campione dei pesi massimi in carica) ma consideratela come una sorta di dignitosa veglia funebre, un ultimo saluto da tributare ad un personaggio che per trent’anni ci ha affascinato.
Poi, se volete, sempre con i medesimi occhi, salvate l’autoironia di cui questo film è intriso, la ricerca costante (guarda chi si ritrova) del sogno americano di cui abbiamo detto sopra, la voglia di non arrendersi all’età. E, tornati a casa, inserite velocemente nel lettore Dvd il primo episodio e riguardatevelo con attenzione, giusto per esorcizzare quella terrribile sensazione, da sala, di aver amato il mito sbagliato.


I film più visti a Genova nell’ultima settimana:
1) La ricerca della felicità; 2) Casinò Royale; 3) Rocky Balboa; 4) Apocalypto; 5) The prestige; 6) Deja Vu; 7) Eragon; 8) Natale a New York; 9) Giù per il tubo; 10) Un’ottima annata.

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