Ricetta antica Riproposta la vecchia Cdl

Gorizia Uniti si vince e divisi si perde. È la scoperta dell’acqua calda, ma fra le macerie delle amministrative il centrodestra sembra averlo scoperto solo a Gorizia, dove Ettore Romoli torna sulla poltrona di sindaco al primo colpo con il 51,5% dei voti. La città che fu divisa in due dalla Seconda guerra mondiale è l’unico capoluogo di provincia dove quasi tutti quelli che non stanno a sinistra si sono uniti, dall’Udc al Pdl passando per la Lega Nord, i Pensionati, Fli, la Destra e una lista civica. Una specie di riedizione aggiornata del governo Berlusconi di oltre 10 anni fa. Romoli è il sindaco uscente ed è stato premiato anche per non aver amministrato male dal 2007. «Penso, però, che senza la ricostituzione del blocco di centrodestra difficilmente ce l’avrei fatta al primo turno - spiega il primo cittadino - Quando il blocco si divide vince la sinistra».
Il capoluogo isontino ha poco più di 35mila abitanti, ma con la sberla elettorale assestata al Pdl dimostra una banalità, ovvero che l’unione fa la forza. Romoli è un capitano di lungo corso del centrodestra e ha condizionato l’ennesima candidatura proprio al cartello più ampio possibile dei moderati. I vertici nazionali della Lega non volevano saperne, ma spinti dagli esponenti locali, dopo cinque anni di amministrazione comunale assieme, Bossi e Berlusconi hanno dato il via libera all’eccezione. In cambio i padani hanno ottenuto l’abolizione del nome e del simbolo del Pdl, che pur con gli stessi colori e forme si è trasformato in «Popolo di Gorizia - Romoli sindaco». Segno di cambiamento o trasformismo che sia è servito ad aggiungere il 4,8% dei voti leghisti per far passare Romoli al primo turno. Da notare che la lista del «nuovo» Pdl locale ha ottenuto il 26%, uno dei risultati migliori a livello nazionale. Il sindaco riconfermato è convinto che «in Italia dal 1948 il blocco moderato è maggioranza nel Paese. Perde quando si divide».
L’avversario, Giuseppe Cingolani, ex seminarista, pur appoggiato da tutta la sinistra dal Pd a Sel passando per l’Idv, si è fermato a poco più del 36%. Anche sommando l’exploit del candidato grillino, Manuela Botteghi, con quasi il 10% non ce l’avrebbe fatta.
Il primo a sottolineare il risultato in controtendenza di Gorizia è stato Franco Frattini ribadendo che quando «il centrodestra è compatto non c’è avversario che tenga».
Il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Renzo Tondo, ha colto la palla al balzo riproponendo lo stesso schema per le regionali del 2013: «Il Pdl è in crisi, però a Gorizia tiene attorno a Romoli che è stato un buon sindaco. È quello che ritengo di fare il prossimo anno». La Lega, con il segretario regionale, Pietro Fontanini, appoggia l’idea: «La maggioranza che governa il Friuli-Venezia Giulia deve cercare di presentarsi unita alle prossime elezioni».

L’Udc un po’ scalpita e forse non basterà mimetizzare il nome al Pdl, ma bisogna trovare volti nuovi, cambiare mentalità e l’approccio stesso alla politica, altrimenti si rischiano vittorie di Pirro. Per Romoli «in vista delle regionali ci vuole un rassemblement di tutte le anime moderate.
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