Una bella mattina dello scorso anno, forse dopo una notte passata a leggere avidamente von Sacher-Masoch, lex presidente della Confindustria tedesca, Hans-Olaf Henkel, si è svegliato con in un testa una meravigliosa idea autolesionistica: spaccare in due leuro. Lapartheid valutario. Una serie A e una serie B della moneta, in cui nella massima divisione giocano i Paesi più virtuosi per stabilità finanziaria ed economica, mentre vengono retrocessi i terzinacci abituati ad arrabattarsi tra un debito insostenibile e una crescita economica asfittica. Fuor di metafora: da un lato, Germania, Paesi Bassi e Finlandia; dallaltro, lIrlanda più il cosiddetto club Med, ovvero gli Stati del Sud europeo. Compresa, forse, la Francia.
Lalzata di ingegno di Henkel, verso cui peraltro la Cancelliera Merkel non nasconde una certa attrazione, presenta però qualche controindicazione. Cominciamo da quelle di natura giuridica. Primo: di unipotesi di questo tipo non cè traccia nel Trattato di Maastricht. Del resto, non sarebbe stato paradossale se unidea unificante avesse già incorporati alla nascita i germi di una futura divisione? Per far nascere Eurone ed Eurino, va dunque corretto il Trattato. E non basta una semplice postilla, unaggiunta da copiaincolla alle sacre tavole, una rapida sbianchettata laddove si parla di matrimonio indissolubile. Niente affatto: se uno solo dei Paesi appartenenti alla moneta unica simpunta, questo divorzio non sha da fare.
E allora? Seconda opzione: rompere il Trattato. Farne carta straccia, rispolverare lire, marchi, fiorini, dracme e scudi. Come per lipotesi delleuro doppio, avremmo sotto gli occhi un raro esempio di masochismo teutonico. LEurone (o il nuovo marco) subirebbe infatti una drastica rivalutazione. Che ne sarebbe, a quel punto, del made in Germany? I tedeschi campano (e bene) di esportazioni: sono secondi solo alla Cina. La sola industria dellauto, per esempio, ne garantisce un quinto.
Ricette/1 Lex Confindustria Henkel
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