Antonio Lodetti
Canzone di protesta e ballata folk non passano mai di moda se a interpretarle e Richie Havens, il menestrello che con voce tonante e ispida e con lossessivo accompagnamento ritmico della chitarra acustica aprì sulle note di Freedom la gloriosa kermesse di Woodstock. Havens non fa la star; è partito dal Greenwich Village e ha continuato negli anni a cantare le sue ballate venate di sapori afro e di blues. Al Jazz Café di Londra e al Blue Note di Milano il vecchio leone (caffetano chiaro come ai bei tempi, lunga barba ascetica che incornicia il cranio lucido) racconta la sua continua maturazione poetica attraverso i suoi brani originali (la stupenda e recente Way Down Deep) e la rilettura intimista di brani che hanno fatto la storia come Woodstock di Joni Mitchell (famosa anche nella versione di Crosby Stills & Nash). Sa dosare le atmosfere, amplificandone limpatto emotivo ora con ritmi scatenati (inimitabile il suo stile che sfrutta le accordature «aperte» e costruisce gli accordi con il pollice della mano sinistra) ora con colori pallidi e intimisti (complici i ricami chitarristici di Walter Parks e lelegante violoncello di Stephanie Winters.
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