Ricorso alla Corte europea «Ma non servirà a niente»

Un gruppo di tre organizzazioni, in rappresentanza di 34 associazioni italiane, ha inviato alla Corte europea di Strasburgo sui diritti dell’uomo, chiedendo di applicare la procedura d’urgenza, un ricorso contro la sentenza della Cassazione sul caso di Eluana Englaro. «Il timore - spiega Paolo Fogar, presidente della Federazione nazionale associazioni trauma cranico - è che questa sentenza non faccia altro che mettere in pericolo i pazienti in stato vegetativo: basta che uno dica al magistrato che il paziente avrebbe voluto così, e ottiene il diritto a spegnere l’interruttore». «Abbiamo invocato - aggiunge l’avvocato Alfredo Granata,- la regola 39 che prevede l’applicazione dell’estrema urgenza», congelando ogni azione allo stato attuale fino a quando la Corte non deciderà. L’obiettivo è di ottenere un pronunciamento il più rapido possibile da parte di Strasburgo e «una sospensiva o un annullamento» della sentenza della Suprema Corte.

Il ricorso in ogni caso non può bloccare gli effetti della sentenza della Cassazione, è invece il parere del Sostituto procuratore generale della Cassazione Marcello Matera che sottolinea come «dal punto di vista tecnico la presentazione del ricorso in questione è come se non esistesse: non ci sono norme giuridiche che possano bloccare il rispetto del verdetto della Suprema Corte».

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