Politica

Ricucci, super intercettazioni mai usate per reati finanziari

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Di produzione tedesca e israeliana, montate su aerei, navi spia e furgoni civetta, impiegate per battere narcotrafficanti, mercanti di uomini e terroristi. Le apparecchiature utilizzate dalle Fiamme Gialle per identificare i cellulari usati da Stefano Ricucci e Gianpiero Fiorani sono tra quelle più all'avanguardia sul mercato delle intercettazioni. E sono in dotazione ai reparti speciali delle nostre forze di Polizia: dai Ros dei Carabinieri allo Sco della polizia. E, ovviamente, lo Scico della GdF, forza di recente rivitalizzata per espresso volere del comandante generale Roberto Speciale.
Un cambio di rotta dopoché infauste direttive, come la cosiddetta «circolare Napolitano», ne aveva ridimensionato compiti e funzioni, mortificando gli investigatori. Mai si era quindi visto questi mostri tecnologici utilizzati in inchieste finanziarie. L'indagine Antonveneta segna un mutamento con scelte che non si erano intraprese nemmeno in casi in cui gli indagati sono finiti in carcere e a rimetterci sono stati i risparmiatori. Come nella vicenda Parmalat o per il crac Cirio quando i magistrati hanno preferito l'indagine classica con arresti, perquisizioni, interrogatori.
A luglio invece le Fiamme Gialle dello Scico per tre giorni danno supporto ai colleghi del valutario nell'operazione sotto copertura. Si inizia l'8 luglio ai Parioli e si conclude dopo 72 ore con il Ga900 versione campale dalle dimensioni voluminose (si presenta come un cartone formato box) che identifica e memorizza migliaia di cellulari per rintracciare via via quelli riferibili agli indagati. Da qui lo stupore tra avvocati e addetti ai lavori per l'impiego dei Ga900 finora destinato ai delitti cruenti, fatti di mafia, caccia ai latitanti eccellenti.
In quei casi, infatti, le prospettive sono completamente diverse. Ecco le operazioni riservate mai finiscono sui giornali. Ecco l'attività di intelligence in acque internazionali per monitorare le coste. «Per mesi abbiamo seguito un boss - racconta ad esempio un investigatore dello Sco - nella Locride e dopo settimane senza esito grazie al Ga900 siamo riusciti a rintracciarlo.
Fondamentali le tracce telefoniche lasciate dai vivandieri e da alcuni lontani familiari». Insomma, il Ga900 finora aveva reso più semplici intercettazioni in situazioni investigative davvero impervie come l'individuazione del covo di un bandito mimetizzato nella Locride, l'immigrazione clandestina, il commercio di armi leggere e il traffico di organi. Insomma, non lavorano sempre i nostri 30/40 Ga900 in mano alle forze di polizia e ai nostri servizi segreti.
Acquistati con un impegno di spesa di circa 500mila euro ciascuno, in larga misura rientrano nei recenti programmi di protezione dei confini voluti in ambito comunitario. Insomma, seppur perfettamente legale e aderente alle norme sul maket abuse, la scelta di impiegare queste sofisticate strumentazioni è destinata a far rumore e suscitare polemiche.
Visto che le scalate ad Antonveneta, Rcs e Bnl non trovano punti in comune con i sequestri di persona, la ragnatela di Osama Bin Laden e i grandi ricercati del nostro Paese. Qualcuno ricorda che i reati inaspriti dalle recenti norme sul market abuse arrivano a prevedere, con le aggravanti, fino a 15 anni di reclusione.

Ed è forse questa la leva che amplia la rosa degli strumenti investigativi disponibili, a iniziare proprio dalle intercettazioni.

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