Cultura e Spettacoli

RIDATE LO «ZECCHINO» AI BAMBINI

Ma lo Zecchino d'oro (Raiuno, ore 17) è ancora uno spettacolo per bambini o vuole rivolgersi sempre più agli adulti? La sua epoca felice coincise con lo spazio esclusivo che veniva dato alle canzoni e ai loro piccoli interpreti, con Cino Tortorella alias Mago Zurlì che non si stancava di ripetere che vincono o perdono le canzoni, e non i bambini. Questo per far capire che qualunque accenno comportamentale riferibile al mondo adulto, a cominciare dalla competitività, doveva essere dimenticato. Da parte loro, i piccoli occupavano tutta la scena, come era giusto che fosse. Unica deviazione consentita le incursioni di Topo Gigio simpaticamente cantilenante («Ma cosa mi dici mi dici maiiii») e qualche luccicante colpo di bacchetta magica del Mago Zurlì in calzamaglia. Per il resto era davvero il festival esclusivo dell'infanzia canora, con un'atmosfera gioiosa che consegnava felicemente alla memoria futura i ritornelli di alcune famose e azzeccatissime filastrocche: quarantaquattro gatti in fila per sei col resto di due, il matador chi è torero camomillo, eccetera. Da un po' di anni lo Zecchino d'oro ruba sempre più la scena ai bambini per fare discorsi seri, «da grandi». Nella puntata d'esordio ci ha fatto vedere alcuni filmati sull'impegno sociale dell'Antoniano di Bologna in favore delle popolazioni povere sparse nel mondo. «Belle immagini», ha commentato Tosca D'Acquino. «No, immagini tristi», ha replicato Cino Tortorella. Si fossero almeno messi d'accordo prima. Ma non è questo il punto. Il punto è che la beneficenza televisiva sarà pure una cosa bella e giusta, ma rimane un compito, un impegno e soprattutto un contesto del mondo adulto. E non si vede per quale motivo i bimbi all'ascolto debbano sorbirsi ogni anno il clima di mestizia che certe immagini e certi discorsi si portano dietro. Lo Zecchino è la loro festa, perché caricarla così insistentemente di tematiche più grandi di loro? Passavano i minuti ed era tutto un richiamo (rivolto ai telespettatori maturi) a mandare soldi, a rendersi conto di quanto di buono e di bello è stato fatto e si farà. Tutto uno scorrere di numeri telefonici in sovrimpressione ad uso degli adulti. E i bambini? E le canzoni? A un certo punto è entrato anche Pippo Baudo, in rappresentanza di un altro aspetto assai opinabile delle ultime stagioni dello Zecchino d'oro: dare sempre più spazio ai personaggi del mondo dello spettacolo, ingenerando il sospetto di voler convogliare una fetta consistente d'audience (adulta) grazie al ricorso ai big più gettonati dello star system.

Ridate lo Zecchino d'oro ai bambini, riconsegnatelo ai suoi protagonisti. E che sia una festa!

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