da Roma
I dati sui prezzi convincono sindacati e imprenditori che la riforma dei contratti vada accelerata. I primi a reagire di fronte al 2,4 per cento in più dei prezzi al consumo, sono stati i rappresentanti dei lavoratori. Che si sono rivolti al governo. «A questo punto il premier Romano Prodi - è la richiesta arrivata dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni - deve subito chiamare tutte le parti sociali intorno al tavolo e studiare con la concertazione i giusti correttivi a questa situazione. Ci vuole sorveglianza nei confronti dei soggetti che stanno portando avanti comportamenti inflattivi speculativi e irresponsabili». Richieste simili sono arrivate dalla Cgil e anche dallUgl.
Per i sindacati serve una nuova politica dei redditi. Ma la partita più importante per far crescere il potere di acquisto dei dipendenti è laumento delle retribuzioni. E quindi la riforma dei contratti, sulla quale ieri è tornata Confindustria. Il direttore generale Maurizio Beretta ha annunciato che il secondo round della trattativa con i sindacati si terrà prima di Natale. «Le imprese - ha spiegato - hanno come obiettivo di pagare meglio chi si impegna di più, perché ne abbiamo bisogno, visto che abbiamo un grande problema che è quello del recupero della produttività. E perché con una maggiore produttività ci sarà la possibilità di avere salari migliori».
Dal confronto dovrà uscire un rafforzamento della contrattazione di secondo livello. Soprattutto aziendale. Che non gode di buona salute. Ieri il Cnel ha rilevato che solo nel 10 per cento delle aziende si fa contrattazione, rispetto al 40-60 per cento del 99. Un declino che - ha osservato Paolo Pirani, segretario confederale della Uil - «conferma la necessità di determinare rapidamente una riforma del sistema contrattuale».
Ieri il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ha confermato che il governo intende partecipare al confronto.
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