Riecco il Moratti dei vecchi tempi: aria di pulizie

S’ode di lontano un rullar di tamburi e uno sferragliare di catene. Il mondo Inter ricomincia a prendere le antiche forme. L’anno passato l’antipasto con la guerra fredda fra Benitez e lo spogliatoio, fra il tecnico e il presidente sfociato nel divorzio di dicembre. Quest’anno Moratti sta anticipando i tempi. Le ultime parole non certo fumose, leggendo tra le righe, circa l’allenatore, i giocatori messi in campo dal nuovo tecnico e le faccende di mercato, lasciano sperare (giornalisticamente) in un bello scoppiettare di fuochi d’artificio. Certo, Gasperini finora ha fatto ben poco per dare la sensazione al suo presidente di aver lasciato il Genoa. O meglio, di essere diventato allenatore dell’Inter (da Inter?).
Gli indizi sono tanti: certe insistenze su un modulo difensivo poco rassicurante, l’incapacità di trovare una soluzione Sneijder, la fatica a impiegare giocatori secondo caratteristiche, e non secondo la visione di un modulo personale, un ripensare continuo allo stile Genoa nel gioco (che pur era eccellente), il dualismo Milito-Pazzini, già risolto con la destinazione panchina per quello «che segna una valanga di gol» dice Moratti, facendo cadere l’accusa come un piatto che si rompe. Le obiezioni presidenziali a certe scelte si possono già contare su una (o due) mani. Di solito non sono mai recapitate a caso.
Il caso Sneijder sta diventando un autentico problema: l’Inter non è riuscita a venderlo per mancanza di acquirenti (alla faccia di chi l’aveva già ceduto al Manchester City) e il giocatore comincia a far troppi capricci. Non perde occasione per dichiarare la sua disponibilità ad andarsene. Anche ieri, in un’intervista dall’Olanda ha detto: «Non me ne vado, almeno in questa sessione di mercato». Gasperini lo avrà pur convinto a cambiare aria, proponendogli l’unico ruolo (centrocampista centrale) che poteva provocarlo. Ma non va dimenticato che l’anno passato l’olandesino è stato proprio “ino” e le sue annate luci ed ombre sono una tradizione. Ora chi sta sbagliando di più: il giocatore con il suo malumore o l’allenatore che non sa trovargli posto adeguato? Moratti deve aver già risposto al quesito.
Aggiungete che dietro le quinte non tutto fila in accordo. Direte: fa parte del Dna dell’Inter. Però negli anni di Mancini e Mourinho, qualcosa era cambiato. Ora tira arietta frizzante. Il mercato ha creato incomprensioni. Ogni tanto il presidente deve mutare facce anche tra i suoi collaboratori. Capitò con Mazzola, poi con Oriali. Questione di giro d’aria.
Oggi l’Inter sta cercando di rimediare ad un mercato impacciato dalla necessità di non spendere. Gasperini si è messo sulla strada di Benitez: chiede rinforzi. E al padrone non piace sentirselo dire in pubblico.

Moratti ha intuito che la squadra ha crepe. Gasperini comincia a mettersi in guardia stretta difendendo la bontà di gioco e squadra (per i risultati si può ancora attendere). Sembrano già segnali. Un posizionamento di trincea. E dietro la porta il vento soffia.

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