RomaKaputt. Il governo ombra del Pd non cè più. Vero, il colpo di spugna del segreDario è agli atti. Ma un dubbio sinsinua. Anzi, unombra. Quella del governo targato Romano Prodi. Già, sarà un caso, ma la mossa del Professore, pronto a rinnovare la sua tessera numero uno (perché mai non avrebbe dovuto farlo?), potrebbe essere solo il primo tassello. Il gesto dellex premier, scaricato a dovere in campagna elettorale dallamico Walter, sembra segnare adesso linizio di una nuova - si fa per dire - fase politica per i democratici.
Non sfugge, infatti, che il battage mediatico, avviato a Bologna e giunto dritto dritto nella Capitale sponda Pd, sia stato solo preparatorio, propedeutico. Gli indizi ci sono tutti. Così, ospitata a parte ieri sera nel salotto-tv di Fabio Fazio, platea di certo non ostile per il papà dellUlivo, un aiutino al nuovo corso franceschiniano lo dà nientemeno che Vincenzo Visco (nella foto qui a sinistra). Già, proprio lui, pronto ad affidare il suo pensiero allUnità. Per carità, ogni tanto lex viceministro allEconomia nellesecutivo pre-Cavaliere saltava di nuovo fuori. Ma guarda caso, rieccolo il giorno dopo la puntatina prodiana sotto le Due Torri.
E di cosa avrà parlato lex delegato alle Finanze? Manco a dirlo, di chi fa il furbo e non paga le tasse. «La lotta allevasione rischia di diventare un rituale», afferma tanto per mettere le cose in chiaro. E perché mai? Perché «di solito chi ne parla non dice mai come effettivamente vada attuata». Visco inquadra così la questione: «La convinzione di tutti è che bisogna farla, ma senza dare fastidio agli evasori. Che alla fine vuol dire che non bisogna farla per nulla».
Quindi, che fare? «A questo punto propongo formalmente che si smetta di parlare di lotta allevasione, perché in questa situazione serve solo a confondere le acque. Guardiamo quel che non funziona e correggiamo». Intanto, una constatazione, casuale o meno non si sa: «Registro il fatto che le proposte fatte durante il governo Prodi, in tema di tassazione, una alla volta stanno rivenendo fuori».
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