da Milano
Stando alle notizie, sembra il momento buono: Whitney Houston ritorna in sella. Dopo aver affogato il suo talento nella depressione e nelle droghe, dopo averlo scacciato con tutte le forze perché era diventato troppo grande e insostenibile, adesso è rientrata in studio per registrare il suo primo cd dopo il buio. A dire il vero, come sempre accade in questi casi, dietro di lei cè la mano fortunata di Clive Davis, che è il Bill Gates del pop americano: qualsiasi artista abbia toccato, da Mariah Carey a Carlos Santana, è diventato una superstar. E così stavolta questo Re Mida si è inventato un disco di duetti che rilanceranno la cantante anche davanti al pubblico di giovanissimi che non lha mai sentita cantare. E quindi in studio arriveranno pivelli rampanti come John Legend e Ne-Yo, tutti al servizio di Johnta Austin che di musica se ne intende visto che ha vinto un Grammy Award come autrice del brano We belong together di Mariah Carey. Non fosse sufficiente, nella squadra per il rilancio di Whitney ci sono anche R. Kelly e Diane Warren, due autori pop che insieme valgono centinaia di milioni di copie vendute. Insomma, le premesse ci sono.
Però sarà difficile chiudere la voragine nella quale Whitney Houston, ossia la cantante nera forse più dotata degli ultimi ventanni, si era sprofondata. Lanno scorso il concerto per le Olimpiadi invernali di Torino avrebbe dovuto essere il rilancio in grande stile davanti a una platea mondiale. Ma, salita sul palco, lo show fu così stonato, così pietoso, così smarrito che anche la stampa decise di non appesantire i toni.
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