Rifiuti, ecco chi c'è dietro la guerriglia

Il vertice dei sindaci con Bertolaso: domani le verifiche tecniche sulla zona del sito. Ma i manifestanti non mollano: restano le barricate. I nuovi guerriglieri della spazzatura. Berlusconi: nessun dietrofront. Matteoli: "Scioglieremo i Comuni anti discariche"

Rifiuti, ecco chi c'è dietro la guerriglia

Napoli - Mentre a Napoli Bertolaso sta per incontrare gli amministratori di Marano e del municipio di Chiaiano, il presidio antidiscarica allestito alla «rotonda Titanic» è praticamente deserto. Quattro, cinque persone restano lì, dietro alla barricata di cassonetti, filo spinato e carcasse d'auto, parlando di lingue straniere, politica, architettura barocca e, ovviamente, immondizia.
Sono le due del pomeriggio e sotto il solleone la polizia, ora, potrebbe superare il blocco pure bendata e camminando all'indietro. Ma non lo fa, perché questa calma piatta è solo frutto della speranza, per entrambe le parti, che la trattativa in prefettura tra i sindaci e il sottosegretario all'emergenza rifiuti trovi un punto di sintesi.

Potenza della diplomazia. I blindati e i mezzi di polizia e carabinieri, infatti, sono rimasti più dietro rispetto all'incrocio con la via Cupa dei Cani, quella che porta alla cava della discordia. Ma la speranza è sottile. Anche se tutti sperano che la soluzione all'impasse arrivi dal dialogo, dietro le barricate si è pronti alla resistenza. La barriera di lamiere è stata puntellata con sbarre di ferro e segnali stradali infilati nell'asfalto. E molti passano ad avvertire che dopo la tregua torneranno.

«Presto saremo tutti qui di nuovo», spiegano due ragazze. Si scambiano numeri di telefono. Qui lo fanno tutti. È la tecnica della rete: appena c’è il segnale, ognuno fa una telefonata. È il segnale che significa: venite tutti qui. E qui ci sarà chi ragiona, ma ci sarà anche chi non lo farà. Perché in questa attesa che sembra la calma piatta prima della rivolta, c’è più di qualcuno che concede meno energie al buonsenso. E continua a ritenere che mettere bambini e anziani in prima fila, come se il presidio del «no» fosse una fiera, sia una «buona idea». Adeguandosi, così, allo stesso deterrente usato da Saddam Hussein nella prima guerra del Golfo, quando il dittatore piazzava strategicamente i suoi ostaggi stranieri sugli obiettivi sensibili, per scongiurarne il bombardamento.

E c'è chi ha idee anche più bellicose. «Guarda a Pianura cos'è successo», attacca Leo accendendosi una sigaretta. «Lì hanno bruciato decine di fuoristrada e blindati della polizia. Ci sono stati agenti finiti in ospedale, lì sì che quelli che protestavano hanno alzato il livello dello scontro. Eppure chi ha vinto, com'è finita? Ha vinto Pianura: niente discarica. E allora se questi non fanno marcia indietro qui dobbiamo fare lo stesso. Vogliono la guerra per cambiare idea?».
Ragionamento pericoloso, quello dell'emulazione. Che potrebbe avere effetti a cascata, tanto più che negli altri siti individuati dal decreto, da Terzigno a Savignano, comitati per il «no» e residenti guardano con interesse al braccio di ferro degli ultimi giorni di fronte alla rotonda Titanic. Una svolta condivisa aiuterebbe, una resa incondizionata dello Stato accenderebbe invece nuovi fuochi in tutta la Campania. E questa consapevolezza rende le cave tra Chiaiano e Marano un fronte rovente dell'ultima emergenza rifiuti. Rovente sì, perché la situazione è ancora difficile. Si capisce in serata, quando parla il presidente della municipalità di Chiaiano, Carmine Malinconico: «Ci aspettano ore difficili». È appena finito il vertice dei sindaci delle zone scelte come siti per le discariche e il sottosegretario all’emergenza rifiuti Guido Bertolaso: si è deciso che domani cominceranno le verifiche tecniche all’interno del sito di Chiaiano per sapere se il terreno è pronto o no a ospitare i rifiuti.

Sembra una buona notizia, ma qui tutto è relativo. Dai politici arriva l’appello alla gente: «Restate calmi». Il presidio, però, va avanti. Vuol dire che non è finita. Vuol dire che la gente e chi la aizza non molla. Ed è sempre pronto alla guerriglia.

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