Cronache

Rifiuti, gli ecologisti «scaricano» il sindaco e l’Amiu

Rifiuti, gli ecologisti «scaricano» il sindaco e l’Amiu

Un Comune che condanna i propri cittadini a pagare per sempre una multa extra, amministratori che varano piani industriali non a norma di legge e una municipalizzata che, a dispetto di «tavoli» e sperimentazioni, non accetta alcun suggerimento e va avanti, sbagliando, per la propria strada. No, non è un'apocalisse da fantapolitica, e neanche uno sfogo di un consigliere di opposizione, ma è il quadro che danno di Palazzo Tursi e Amiu associazioni in teoria amiche come Legambiente, Italia Nostra e Amici di Chiaravagna. Delusi dal nuovo piano industriale per lo smaltimento dei rifiuti, gli ambientalisti minacciano di lasciare Marta Vincenzi sola nella giungla dei cassonetti. E lo fanno senza mezzi termini. «Se non ci saranno immediati ed evidenti cambiamenti di rotta - spiegano - diventa per noi estremamente difficile proseguire qualsiasi rapporto di collaborazione». A mandare su tutte le furie i verdi è soprattutto il fatto che il Comune si sia posto come obiettivo il raggiungimento del 40% di raccolta differenziata alla fine del 2011 quando la legge prescrive un tetto obbligatorio del 65% entro il 2012 e tutti ormai ragionano di qui a tre anni. «Questo condanna i genovesi a pagare per sempre 10 euro di eco-tassa a tonnellata di rifiuti indifferenziati - dice Salvatore Franco, uno dei responsabili di Legambiente - non possiamo accettare un piano che non si pone l'obiettivo di raggiungere le quote di legge». Secondo le tre associazioni, la programmazione Amiu non tiene assolutamente conto dell'esito positivo del progetto pilota sulla differenziata di Pontedecimo e Sestri Ponente al quale l'azienda stessa ha partecipato e che, nonostante quello che viene definito un impegno scarso da parte pubblica, ha fatto schizzare in tali zone la differenziata al 50%.
«Raggiungere e superare il 65% a Genova è possibile», sostengono gli ambientalisti. Ma allora perché il Comune non si impegna? Il sospetto avanzato da Legambiente e dagli altri è che riciclare troppo possa fare male al progetto del futuro gasificatore di Scarpino, che «non ha la flessibilità che si è voluto far credere all'avvio dei lavori della commissione tecnica e che garantisce maggiori introiti, ossia elettricità venduta, se gasifica più rifiuti». E non è tutto. Tra le grandi città del Nord Genova è il fanalino di coda per la differenziata con un misero 21% mentre la Liguria non se la passa meglio con una media del 23% (lo riconosce anche l’assessore regionale all’Ambiente, Franco Zunino: «Genova ha fatto passi avanti, ma c’è ancora molto da lavorare»). Occorrerebbe pertanto una bella accelerata che Tursi non vuole invece dare.
«Navigano a vista e non hanno nessuna intenzione di investire in comunicazione, indispensabile per non vanificare la raccolta» sostengono i verdi, ormai stufi di discutere a vuoto. Dopo un anno e mezzo di lavori, del tavolo sull'immondizia l'amministrazione pare infatti essersi dimenticata così come non ha ancora individuato le aree di servizio necessarie per sviluppare l'impiantistica essenziale alla trasformazione del materiale. L'unica cosa che la nuova programmazione sembra aver recepito è che i rifiuti organici sono da riciclare esattamente come carta, vetro e plastica. Presto pertanto accanto ai normali cassonetti, alle campane e a più recenti bidoncini colorati dovrebbero comparire altri contenitori per l'umido.

Sempre che nella spazzatura non ci finisca prima l'intero piano che li prevede.

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