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Rifiuti, Palazzo Chigi si piega al popolo del No

Rifiuti, Palazzo Chigi si piega al popolo del No

da Milano

In mezzo ci sono 700mila tonnellate di rifiuti che, rimpallate tra un decreto del governo e le proteste delle popolazioni locali, nel frattempo rimangono a marcire sotto il sole di fine maggio. Perché alla fine, nel braccio di ferro tra il commissario straordinario Guido Bertolaso e il ministero dell’Ambiente, Palazzo Chigi ha ceduto alle richieste di Pecoraro Scanio. La discarica a Valle Masseria, nel comune di Serre (Salerno), individuata da Bertolaso come una delle cinque adatte dopo un vaglio di 655 siti sul territorio campano, non si farà più.
L’ordinanza del governo ha in sostanza annullato una delle principali misure previste dal decreto legge emanato solo pochi giorni fa, accogliendo così le obiezioni sollevate dal leader verde rispetto a quella discarica non lontana dall’oasi del Wwf. Ma la decisione di Palazzo Chigi è stata uno schiaffo per Bertolaso, che ha deciso di rimettere il proprio incarico nelle mani del premier Prodi. Dimissioni non ufficiali finora, tanto che nell’ordinanza con cui il governo ha sconfessato di fatto il piano messo a punto dal commissario straordinario, Bertolaso non è neppure nominato. Segno che la crisi potrebbe rientrare, i margini ci sono, tutto sta nelle prossime mosse dell’esecutivo sulle altre discariche contese.
Ma la retromarcia è stata innestata. Il piano originario di Bertolaso prevedeva il pieno utilizzo dell’invaso di Valle Masseria, confinante con l’oasi naturalistica di Persano. Un primo tentativo di mediazione era stato concordato individuando nella discarica di Macchia Soprana (sempre a Serre) l’alternativa capace di accogliere 300mila tonnellate di rifiuti, mantenendo tuttavia Valle Masseria come sito di stoccaggio temporaneo. Ma è questa l’ipotesi bocciata, a sorpresa, dal governo. Così, contrordine per le ruspe e le forze dell’ordine mandate a sorvegliare i lavori. Intanto la marea di rifiuti si ingrossa, con conseguenze igieniche gravissime (proliferare di insetti e ratti portatori di 100 tipi di patologie), mentre per realizzare la discarica di Macchia Soprana - fanno sapere i tecnici - ci vorranno almeno due mesi.
Ma il precedente di Valle Masseria, con la vittoria del popolo del No spalleggiato dai no global, dal presidente della Commissione Ambiente Tommaso Sodano (Rifondazione) e dai sindaci del Piano del Sele che cavalcano la protesta popolare - a Serre si voterà tra una settimana -, rischia di complicare la vicenda. Mentre ieri a Napoli il corteo antidiscariche sfilava con enormi sacchetti di spazzatura raffiguranti Bertolaso, negli altri Comuni interessati dal piano emergenza continua a crescere la tensione. Il ministro Pecoraro Scanio, in un’intervista al Mattino, ha già indicato la prossima tappa della battaglia: «A Terzigno bisogna trovare un’alternativa». Anche nell’area di Terzigno (Napoli) esistono fosse naturali utilizzabili da invasi per rifiuti. Ma la popolazione da giorni manifesta contro la destinazione del sito, situato nel parco nazionale del Vesuvio. E ci sono problemi anche per l’altro sito, quello di Ariano Irpino, dove il sindaco ha convocato un’assemblea per organizzare la campagna contro l’apertura della discarica a Contrada Ischia.
Come se non bastasse, un passaggio dell’ordinanza di Palazzo Chigi tiene viva la tensione anche a Serre, nonostante l’esultanza di piazza per la «sconfitta» di Bertolaso. «Il commissario delegato - si legge nella nota - è autorizzato a decorrere dal 1° luglio, all’uso del sito di Valle Masseria», qualora fosse indispensabile. Se il commissario sarà ancora Bertolaso si vedrà.

Intanto, per prudenza, Pecoraro Scanio pianta i paletti: «Non condivido quell’indicazione, seppure ipotetica».

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