Riforma Gelmini, così cambia l’orario scolastico

Anticipiamo i contenuti del decreto che domani verrà approvato dalla commissione cultura della Camera Resta il tempo pieno, saranno le famiglie a scegliere. Classi affidate a un unico docente. Alle medie la settimana si "accorcia". Aprea: "Così si mette a tacere la sinistra"

Riforma Gelmini, così cambia l’orario scolastico

Roma - Tempo pieno garantito sia nella materna sia nelle elementari. Due docenti per classe nelle sezioni a 40 ore settimanali. Maestro unico, anzi prevalente, con orario di 24 ore settimanali soltanto nel caso in cui siano i genitori a richiederlo. Domani la Commissione Cultura della Camera, presieduta da Valentina Aprea, darà il via libera al Piano programmatico messo a punto dal ministro Mariastella Gelmini. Il testo è molto atteso perché pianta alcuni paletti rispetto all’articolazione del tempo scuola e alla novità del cosiddetto maestro unico, che poi unico non sarà ma «prevalente», per l’appunto come scritto nel piano. Il provvedimento passerà in aula e poi a Palazzo Madama: l’approvazione definitiva è prevista per la prima metà di dicembre.

Nel documento si sottolinea la necessità di valorizzare l’autonomia didattica dei singoli istituti nell’ambito della quale deve essere favorita «la personalizzazione dei curricula anche attraverso la previsione di attività opzionali-facoltative».

Per quanto riguarda l’articolazione del tempo scuola vengono spazzate via tutte le polemiche su una presunta volontà del governo di voler cancellare il tempo pieno. Nella scuola d’infanzia si pone come condizione ineludibile che l’orario obbligatorio delle attività didattiche garantisca «prioritariamente il tempo di 40 ore con l’assegnazione di due insegnanti per sezione» mentre viene previsto «soltanto come modello organizzativo residuale lo svolgimento delle attività didattiche nella fascia antimeridiana con l’assegnazione di un unico docente per sezione e sulla base della esplicita richiesta delle famiglie». Dunque tempo pieno garantito nella materna.

Per la scuola primaria si scioglie definitivamente il nodo che riguarda il maestro unico. Si prevede che l’attivazione di classi affidate a un unico docente, funzionanti con un orario di 24 ore settimanali sia effettuata sulla base di specifiche richieste delle famiglie e siano «garantiti gli insegnamenti specialistici di religione e di inglese».
Dunque è improprio parlare di maestro unico: meglio usare il termine prevalente. Il tempo scuola poi va stabilito «non soltanto sulla base delle esigenze della riorganizzazione didattica ma soprattutto in ragione della domanda delle famiglie». Vanno garantite quindi le differenti articolazioni del tempo scuola: 24, 27, 30 e 40 ore. Si tratterà di ore in tutti i casi impiegate per la didattica: «Per le classi funzionanti a tempo pieno saranno assegnati due docenti per classe».

Si riduce, come annunciato, l’orario delle medie: da 32 a 29 o 30 ore. Sempre per le medie si riducono le classi funzionanti con il tempo prolungato ma soltanto «in assenza di richiesta effettiva delle famiglie e delle condizioni di funzionalità». Al contrario quelle realmente funzionanti con un numero congruo di alunni frequentanti potranno arrivare alle 40 ore.

Proprio per permettere alle famiglie di orientarsi con calma fra le novità per tutte le prime classi di tutti i cicli slitteranno i termini dell’iscrizione probabilmente di un mese: dal 31 gennaio alla fine di febbraio.

Sul fronte della riorganizzazione, oltre all’attuazione del cosiddetto piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, si prevede una razionalizzazione delle risorse umane aumentando il numero minimo medio, non assoluto, degli alunni per classe. Si pensa di alzarlo da 10 a 15 o addirittura a 20, tenendo conto che la media in Lombardia è di 21 per classe.

Attenzione poi alla qualificazione dei docenti. Visto l’accorpamento delle classi di concorso e quindi delle assegnazioni di cattedra si chiede di tenere in dovuto conto «la competenza disciplinare specifica degli attuali docenti anche ai fini della riconversione professionale dei docenti in esubero».

Infine quella che potrebbe rappresentare una vera rivoluzione e un enorme risparmio:

circa 500 milioni di euro l’anno. Si chiede di valutare la fine «dell’esternalizzazione dei servizi in presenza di personale Ata impiegato a tempo indeterminato». Insomma si chiede che i bidelli tornino a pulire i bagni.

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