Politica

Riforma della giustizia Ciampi dice sì al dibattito del Csm

Ma il capo dello Stato lo limita alla «norma anti-Caselli». Follini: «La sovranità delle Camere va rispettata»

Anna Maria Greco

da Roma

Il Quirinale ha dato il via libera: il plenum del Csm discuterà oggi il parere approvato tre giorni fa dalla VI commissione sull’ordinamento giudiziario. Ma dovrà limitarsi all’emendamento Bobbio sui limiti d’età per gli incarichi direttivi, introdotto dal Senato. Carlo Azeglio Ciampi, come presidente del Consiglio, ha approvato l’ordine del giorno solo ad una condizione: che non si torni sugli altri aspetti delle norme, già esaminati dal Csm.
L’assemblea di palazzo de’ Marescialli si pronuncerà sulla riforma che potrebbe essere approvata definitivamente dalla Camera la prossima settimana, nel giorno in cui l’Anm ha organizzato in tutt’Italia il suo quarto sciopero contro il provvedimento. I laici della Cdl, che considerano questa un’interferenza, minacciano di far mancare il numero legale.
Ma il vicepresidente del Csm, Virginio Rognoni, auspica un ripensamento. «Cercheremo di dissuaderli - dice il numero due del Csm -. Mi auguro che possano rendere agibile il lavoro del Consiglio. Spero che domani (oggi, ndr) ci sia un clima sereno». Rognoni spiega che il presidente della Repubblica «non dà il suo assenso» alla discussione sui punti del documento che «trattano questioni sulle quali il Csm si è già pronunciato in precedenti pareri», mentre lo dà al dibattito sull’emendamento Bobbio, «una norma nuova» che si applicherà «anche alle procedure in corso».
La risposta arriva dal laico dell’Udc Nino Marotta. «Rispettiamo gli indirizzi del capo dello Stato, ma noi restiamo fermi nella nostra determinazione. Sull’impalcatura generale della riforma il Csm ha espresso già tre pareri, non possiamo rincorrere i parlamentari ogni volta che intervengono con nuove modifiche».
E a sottolineare che stavolta i cinque laici hanno il pieno appoggio politico c’è l’intervento di Marco Follini. Il leader centrista esprime «rammarico» per l’iniziativa del Csm e afferma: «Confermo il pieno rispetto per il Consiglio, ma non credo sia una eresia pretendere lo stesso rispetto per l’autonomia e la sovranità del Parlamento».
Per Luigi Bobbio di An far mancare il quorum a questo punto è «l’unico modo per evitare l’ennesimo strappo istituzionale del Csm», un «atto eversivo», una «vera e propria ingerenza». Ciampi, dice, non aveva alternative, ma il problema è la volontà del Csm di interferire sul lavoro del Parlamento, anche perché l’emendamento che prende il suo nome «non rappresenta nulla di nuovo» rispetto al messaggio del Quirinale alle Camere. È la norma chiamata «anti-Caselli» perché, introducendo i nuovi limiti d’età per gli incarichi direttivi, impedirebbe al magistrato di ambire alla successione di Pierluigi Vigna come Superprocuratore antimafia. Questo in teoria, perché in realtà sembra che al Csm sia l’altro candidato, Piero Grasso, ad avere il sostegno maggiore. Critici con il Csm anche gli interventi del relatore della riforma alla Camera Francesco Nitto Palma (Fi) e della leghista Carolina Lussana.
Il presidente dell’Anm Ciro Riviezzo afferma, invece, che è un «dovere» del Csm dare il suo parere sulla riforma, «una forma di collaborazione non un’interferenza». Ma per Gaetano Pecorella di Fi è ormai «prassi che il Csm ostacoli l’attività del Parlamento» e bisogna anche considerare «i rischi» che comporta il doppio ruolo del Capo dello Stato, che è anche presidente del Consiglio.

Guido Calvi dei Ds replica che se ci sono delle ingerenze, sono quelle della riforma nei confronti dei poteri del Csm.

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