«Riforma della par condicio? Non parliamo del nulla»

da Roma

Ma quale riforma della par condicio. «Stiamo parlando del nulla perché, anche volendo, non vedo proprio come e quando potremmo approvarla». Ma quale pareggio nei sondaggi. «Io ai miei elettori devo dire la verità: oggi noi della Cdl rispetto al centrosinistra siamo in svantaggio, aiutateci quindi a rimontare». Quanto poi al bilancio dell’attività di governo, «bisogna saper dire agli italiani che alcune cose non siamo riusciti a farle».
Dunque Pier Ferdinando Casini, la punta centrista del tridente, si smarca ancora. Berlusconi vuole cambiare la legge sugli spot tv? E lui è contrario. «Anche volendo», spiega, non c’è più tempo: «È un provvedimento che io dovrei calendarizzare in due mesi diversi per poterlo votare. Invece, prima dello scioglimento delle Camere, che dovrebbe avvenire intorno al 30 gennaio se si vota il 9 aprile, abbiamo solo un mese di Parlamento. Quindi non so quando potrei farlo. Stiamo discutendo del nulla».
Il Cavaliere dice che Cdl e Unione sono appaiate? E il presidente della Camera scuote la testa, rilanciando la discontinuità: «Serve un nuovo inizio, e un nuovo inizio si deve fondare sulla verità. Noi siamo in svantaggio e dobbiamo rimontare. Credo che il mio partito, l’Udc, possa fare la differenza. Se noi cresciamo, il centrodestra può vincere. Ma servono, ripeto, verità e responsabilità». E cioè, per essere più chiari: «Dobbiamo dire che abbiamo fatto molte cose in questi cinque anni di governo, che molti risultati sono stati ottenuti. Ma dobbiamo anche dire che altre cose non siamo riusciti a farle. Questo è il linguaggio che tutti gli italiani capiscono, perché si tratta di cose giuste, vere e serie».
È la competition, bellezza, è uno degli effetti del nuovo sistema proporzionale: Casini è in campo e gioca la sua partita. Non per il Colle, giura intervistato da Matrix. Lì c’è Carlo Azeglio Ciampi e ci potrebbe pure restare: «A mio parere non dobbiamo cercare un altro inquilino per il Quirinale perché l’abbiamo già. Il presidente della Repubblica ha rappresentato veramente tutti gli italiani nel corso del suo settennato». Semmai, dice, gli interessa Palazzo Chigi: «Quando si affronta l’incontro con tre punte, significa che si è scelto uno schema ardito. Però chi segna segna, io vado in campo senza complessi di inferiorità». Questo perché «l’obbiettivo naturalmente è vincere e con il proporzionale ogni partito deve concorrere al primato».
Infine, il caso-Bankitalia. Secondo il presidente della Camera «Antonio Fazio è un uomo serio e probo, poi vedremo i fatti», però «le sue dimissioni erano inevitabili». Anzi: «Forse poteva rassegnarle prima e sarebbe stato meglio». E attacca Oscar Luigi Scalfaro: «Ho letto le dichiarazioni dell’ex capo dello Stato, ha sostenuto che ha nominato il governatore ma che non lo conosceva.

Beh, questo è un modo un po’ ipocrita di fare, perché ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Scalfaro può dire “ho sbagliato”, ma dire che non lo conosceva mi sembra una cosa davvero puerile, da sepolcro imbiancato. Lo Scalfaro di oggi è molto diverso da quello che conoscevo tempo fa».

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