RomaIl presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non lascia, anzi raddoppia. Il federalismo non sarà l’unica riforma sulla quale si concentrerà il governo, che tornerà alla carica anche sul versante giustizia. In particolare, sarà riproposta la modifica del regime di utilizzo delle intercettazioni da parte della magistratura.
«Bisogna fare questa riforma perché tutti i giorni, come me, alzando il telefono i cittadini hanno l’impressione di essere controllati. Questo significa che non viviamo in uno Stato veramente libero», ha detto ieri intervenendo telefonicamente all’assemblea lombarda dell’Adc di Francesco Pionati e ribadendo che saranno ripresentate tutte quelle proposte che «Fini e i suoi ci bocciavano». Secondo il premier, «non c’è libertà in un Paese in cui telefoni e non hai la certezza dell’inviolabilità della tua conversazione», è una «barbarie» che rappresenta «il contrario della libertà» anche perché le «intercettazioni possono essere facilmente manipolate, si possono trascrivere in modo diverso dalla realtà».
L’obiettivo è approvare una legge con la quale autorizzarle «solo in indagini che riguardano reati come la criminalità organizzata, il terrorismo internazionale, la pedofilia e l’omicidio». Le intercettazioni saranno escluse come prove dai processi e non potranno «valere né per l’accusa né per la difesa». Berlusconi ha promesso di riprendere anche il tema del «processo breve» perché la lunghezza dei giudizi «è inaccettabile» così come è intollerabile che un cittadino assolto «possa essere richiamato in appello o in Cassazione: i pm lo fanno sempre per puntiglio o per antipatia personale o politica». Una legge per impedire ai magistrati di «rovinare la vita delle persone nei gironi infernali dei processi».
Il Cavaliere intende inoltre abrogare l’impugnabilità delle leggi da parte dei magistrati. «Quando il Parlamento fa una legge non ci deve essere più la possibilità che i pm la impugnino e la Corte costituzionale la abroghi in osservanza dei loro desideri». Una facoltà, che secondo il presidente del Consiglio, è stata strumentalizzata dai magistrati con fini persecutori nei suoi confronti. «Ho la pelle dura - ha spiegato - e sono assolutamente convinto che sia necessario continuare a portare avanti il mio impegno politico» nonostante l’opposizione abbia «individuato in Silvio Berlusconi l’ostacolo alla possibilità di tornare al potere» e voglia eliminarlo «con tutti i mezzi» come le «104 indagini» e i «29 processi» a cui è stato sottoposto da parte dei «loro magistrati di sinistra» e i «29 processi» a suo carico. Con 10 assoluzioni e 14 archiviazioni sono rimasti solo «cinque processi-farsa» dal quale è convinto di uscire «con l’assoluzione più completa perché il fatto non sussiste».
Berlusconi non intende limitare a questo ambito l’attività del governo e ha confermato l’intenzione di «andare avanti con la grande rivoluzione del federalismo fiscale». I timori del Quirinale saranno presto fugati. «È stata una questione di procedure - ha aggiunto - ma avremo il voto favorevole e non ci sarà alcun ritardo» per il decreto. Nessuna preoccupazione anche per i mal di pancia della base leghista. «Bossi mi ha raccontato dell’incontro che ha avuto con Fini - ha spiegato - e molti gli hanno detto “Se lasci Berlusconi, ti approviamo il federalismo”, ma non c’è alcun timore che la Lega possa dismettere l’accordo» perché «è un alleato solido e leale».
Analoga chiarezza è stata auspicata anche a livello locale per quanto riguarda eventuali alleanze con Udc e con Fli. «Il Pdl è un partito democratico e quindi faremo delle riunioni a cui sottoporremo questo problema - ha rilevato - ma sono fiducioso che la scelta sarà quella di non andare in periferia con chi è contro il governo nel Paese».
«Le elezioni, anche se le vinceremmo sicuramente, sarebbero un grave danno per il Paese» perché con «250 miliardi di titoli di debito pubblico» da collocare prossimamente «la speculazione internazionale ci salterebbe addosso». Anche per questo motivo nel colloquio telefonico con il convegno organizzato dal deputato «responsabile» Scilipoti, il Cavaliere ha annunciato un «piano straordinario per dare al cavallo dell’economia una nuova frustata».
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