Riforme costituzionali: il Pdl serra i ranghi C’è l’intesa con la Lega

RomaIl Pdl si dà venti giorni di tempo per tornare in partita. Di fronte all’allarme sondaggi, Angelino Alfano e il gruppo dirigente di Via dell’Umiltà sono al lavoro per lanciare l’offensiva di metà giugno. Nel partito c’è la consapevolezza che le prossime due-tre settimane saranno decisive per tornare a intercettare gli umori dell’elettorato moderato. Per questo non saranno più consentiti messaggi in chiaroscuro o parole d’ordine sbiadite. A questo punto bisogna giocare all’attacco. Per questo su almeno tre fronti non saranno più consentite revisioni in corsa della posizione del Pdl.
Il presidenzialismo alla francese, innanzitutto. Il partito di Alfano scenderà compatto in campo e non accetterà accordi al ribasso. Il monito è arrivato da Ignazio La Russa. «Se dovessero mancare i numeri sulla riforma semipresidenziale si aprirà una questione interna e si vedrà davvero chi cerca l’inciucio e chi vuole davvero il presidenzialismo che è nel programma del Pdl». In sostanza: chi non voterà la riforma potrà considerarsi escluso da future candidature. Il tutto corredato da un appello lanciato da Gaetano Quagliariello a tutte le forze politiche. «Mi rivolgo a tutto il Parlamento, in particolare al Pd: cerchiamo di avere coraggio, potremmo molto presto pentircene di non averlo avuto, i tempi ci sono, abbiamo ancora otto mesi davanti». Un richiamo, quello di Quagliariello, a guardare all’opportunità concreta del presente senza rifugiarsi in generici appelli a futuri referendum, come fatto dal partito di Bersani.
L’obiettivo a questo punto è riuscire a far passare la riforma al Senato con i voti della Lega. Nella giornata di ieri i contatti con Roberto Maroni si sono fatti più serrati. E dal capogruppo del Carroccio Federico Bricolo è arrivata una apertura importante. «Siamo disposti a valutare il semipresidenzialismo purché si ponga attenzione al taglio del numero dei parlamentari e al Senato federale». Parole lette come il segnale che l’accordo è ormai in via di definizione.
Il secondo tema considerato centrale da Alfano è quello del rilancio economico. Nel Pdl si continua a lavorare sul documento per la dismissione del patrimonio pubblico e si cercano idee da sottoporre al ministro Passera per il rilancio del nostro sistema manifatturiero. Il terzo tema caldo è quello delle primarie. Alfano vuole andare fino in fondo e definire le regole e la data. Il segretario vorrebbe anche imporre una clausola: la garanzia che i partecipanti non sfrutteranno il bagno di visibilità delle primarie come trampolino per presentare poi proprie liste. Il parterre dei possibili partecipanti è tutto da definire. Ovviamente ci sarà Angelino Alfano in pole position ma è molto probabile la presenza di un candidato «di lotta» come Daniela Santanchè. Scontata la partecipazione di uno dei ragazzi di «Formattiamo il Pdl» che non si faranno sfuggire la possibilità di portare le loro tesi alla ribalta nazionale. Si appresta a scendere in campo anche Giancarlo Galan, in rappresentanza del Nord Est. «Ci sto pensando seriamente ma voglio capire come saranno regolate e devo sentire i miei amici liberali, che mossi dallo spirito del ’94, vogliono riportare quei valori nel dibattito» spiega l’ex governatore. C’è poi un outsider come Vittorio Sgarbi: «Credo che mi presenterò alle primarie. Se farò il presidente del Consiglio ci divertiremo».
La vera novità delle ultime ore è la possibilità che nella griglia di partenza ci sia un dirigente in rappresentanza del Sud. Alcuni parlamentari del Sud hanno discusso con Silvio Berlusconi della possibilità di mettere in campo la candidatura di Stefano Caldoro, forte del sostegno dei governatori del Sud che si sono affidati a lui per trasferire in sede nazionale la richiesta di tutelare nel decreto compensazioni le regioni più svantaggiate.

Un’altra opzione è quella della ricomposizione di una formazione di stampo socialista con in campo lo stesso Caldoro, Stefania Craxi e forse Maurizio Sacconi. Un’operazione che non avrebbe intenti «ostili» ma avrebbe come unico obiettivo quello di allargare l’offerta politica.

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