"Riforme insieme ma niente veti comunisti"

La Lega Nord apre alle larghe intese sulla modifica della Costituzione, ma Calderoli avverte: "Non accetteremo diktat ideologici o interessi di parte"

"Riforme insieme ma niente veti comunisti"

da Roma

«Io andrò a Roma a cercare di fare il federalismo senza mezze misure, ma sia chiaro che è l’ultima volta che andiamo là buoni. Perché se non si otterrà il federalismo, la storia prende una strada più energica e più pericolosa». Umberto Bossi, segretario federale della Lega Nord, lo aveva anticipato già venerdì sera. Ieri Roberto Calderoli, esponente del Carroccio e vicepresidente del Senato, ha argomentato le tesi del suo leader. «Saremo disponibili a riformare la Costituzione insieme all’opposizione a condizione però che Veltroni e la sua parte politica siano disponibili a mettere da parte veti ideologici o di interesse di parte, come è accaduto in passato».
Con una sola battuta Calderoli ha ribadito la priorità leghista della riforma in senso federalista dello Stato, ma soprattutto ha risposto direttamente al segretario del Pd, Walter Veltroni, che aveva ancora una volta sottolineato l’esigenza di portare modifiche condivise alla carta costituzionale. «La Costituzione - ha aggiunto l’ex ministro delle Riforme - è il punto cardine di tutta la vita del Paese bene riscriverla insieme ma a condizione di dimenticare l’eredità comunista». Insomma, niente veti ideologici su questo nuovo capitolo della storia nazionale.
Pagine che si scriveranno anche grazie all’impegno del Senatur. «Umberto Bossi - ha specificato - è stato colui che ha aggregato tutti i popoli del Nord, dal Veneto alla Lombardia, dal Piemonte all’Emilia e via dicendo. Umberto Bossi è e rappresenta il simbolo della fratellanza fra tutte le genti del Nord e se lui sostiene che ci sarà un ministro del Veneto nel prossimo governo, allora ci si può giurare». Il coordinatore delle segreterie della Lega Nord ha così ripreso le anticipazioni già fornite dal segretario. «Il ministro? Berlusconi e Tremonti continuano a insistere per farmelo fare. Lo farò? Io sono agli ordini... », aveva affermato il fondatore del Carroccio.
Il problema, tuttavia, è anche quello dei particolarismi regionali, acuiti al Nord anche dal caso Malpensa. «Ora, però, nessuno tenda le orecchie alle sirene che per sconfiggere la Padania vogliono separare la Lombardia dal Veneto - ha ammonito Calderoli - tra noi lombardi e i veneti c’è un vincolo di sangue e i vincoli di sangue si rompono solo con la morte».
Il senatore leghista ieri ha anche aperto una parentesi sulla repressione cinese della protesta tibetana. «È assordante il silenzio della comunità internazionale a fronte dell’eccidio e della sopraffazione di un popolo pacifico, come quello tibetano, che forse non merita interesse perché sotto i suoi piedi non vi è il petrolio o perché il suo territorio non rappresenta un punto strategico negli interessi di qualcuno», ha commentato proponendo il boicottaggio delle Olimpiadi.


«Di fronte a questo massacro, però, è obbligatorio - ha proseguito - intraprendere delle iniziative forti per smuovere l’inerzia e il disinteresse verso questa situazione, partendo in primis dal boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino fino a richiedere la sospensione e il rinvio dei Giochi per arrivare, per quanto riguarda il nostro Paese, al ritiro delle delegazioni dei nostri rappresentanti diplomatici in Cina». I diritti umani, ha concluso, «o esistono, e allora esistono per tutti, oppure la comunità internazionale dimostra di aver fallito e di muoversi solo per interessi economici».

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