Ancora in strada, per la terza o quarta volta in dieci giorni, chi se lo ricorda più ormai. Nuovamente a chiedere «...i nostri diritti». Che per i 100 rifugiati africani significa una casa. E la pretendono dal Comune, che in cambio offre dormitori e mense. Un braccio di ferro infinito, tanto che già domani gli stranieri scenderanno nuovamente in piazza a protestare. Con replica finale il 23 maggio.
La «neverending story» per alcuni di loro inizia cinque anni fa, quando, fuggiti dal Corno dAfrica o dal Sudan, hanno attraversato il Sahara per arrivare il Libia. Da qui il balzo via mare sono giunti in Italia dove hanno ottenuto il titolo di rifugiati per motivi umanitari. Giunti a Milano si sono arrangiati in qualche modo tra dormitori e aree dismesse, per esempio in viale Forlinani e via Lecco, fino ad approdare il 17 aprile alloccupazione di un ex albergo a Bruzzano. Nel frattempo molti se ne sono andati, altri sono arrivati, una cinquantina in particolare sono sbarcati in città sei mesi fa.
Da Bruzzano sono stati sloggiati dalla polizia il 21 aprile e, sobillati dai soliti professionisti dellagitazione di piazza, leggi centri sociali che li avevano convinti ad avere diritto a casa e lavoro, sono partiti in corteo per poi bloccare strade e linee ferroviarie, rimediando un bel po di randellate dalla polizia. Dopo questi scontri sono scesi in strada a manifestare il 23 aprile e il 9 maggio, con replica appunto ieri. Alle 16.30 un centinaio di africani sono usciti dai giardini di via Palestro e hanno imboccato corso Venezia. Si sono fermati una decina di minuti in piazza Oberdan, mandando il confusione il traffico, per poi imboccare viale Majno e arrivare, alle 17.30, allimbocco di via Monforte, a un centinaio di metri dalla Prefettura, dove sono stati fermati dalla polizia.
Qui, spalleggiati da un ventina di esponenti dei centri sociali e della sinistra radicale, hanno iniziato a lanciare slogan. Intorno alle 18 sono poi arrivati i «rinforzi»: circa 150 aderenti a Rifondazione comunista, Sinistra critica, Emergency e Comitati unitari di base. Una saldatura più che logica, visto che i nuovi manifestanti intendevano organizzare un presidio contro i decreti sicurezza in via di approvazione in Parlamento. I movimenti infatti ritengono che queste norme siano «razziste» e che violino «le regole sullassistenza internazionale». Tra musica, comizi e appelli, il sit-in è proseguito fino alle 19.30. E, traffico in sofferenza a parte, tutto si è concluso senza grossi problemi.
Ma la città fa appena in tempo a tirare un sospiro di sollievo che già deve prepararsi alla replica: domani infatti africani e centri sociali saranno nuovamente in piazza.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.