Roma

Rignano, una comunità turbata e divisa

«Gran dolore ma fiducia nella giustizia»

«Questo non è il paese dei mostri». Rignano in piazza, ieri mattina, per la passeggiata domenicale, la Messa, la colazione al bar. Soprattutto per discutere ancora sulla drammatica vicenda che ha sconvolto la cittadina alle porte della capitale e che è diventata l’unico argomento di conversazione.
«Viviamo questi fatti con grande dolore e apprensione - dice il vescovo di Civitacastellana, monsignor Divo Zadi, mentre impartisce la Cresima a 42 bambini -. La comunità è turbata e divisa, il nostro dispiacere è grande. Davanti a fatti così gravi non resta che invocare pazienza e fiducia nella giustizia». Nessun commento da don Erri, il parroco che durante la fiaccolata di giovedì ha difeso le sue parrocchiane accusate di associazione a delinquere, sequestro di persona e abusi sui bambini. Il giorno dopo i nuovi interrogatori del pm Mansi la gente è sempre più schierata fra innocentisti e colpevolisti. «Prove schiacciante non ce ne sono - commenta un uomo mentre legge un giornale - ma quando gli indizi sono tanti qualcosa deve essere avvenuta. Come possono 20 e più bambini inventarsi storie del genere? E perché mai i genitori avrebbero dovuto suggerire le risposte?».
C’è chi insiste sulla psicosi collettiva, chi parla di congiura architettata ad arte, chi di indagini discutibili. Una piccola comunità Rignano, in cui sono in molti a portare lo stesso cognome e a difendersi. Come l’insegnante Magalotti interrogata sabato a Bracciano e che non è imparentata con Silvana Candida Magalotti, una delle tre maestre arrestate. Ma che ha sostenuto con fermezza che alla materna comunale Olga Rovere «non è mai accaduto nulla di strano». Ma allora, cosa ci si faceva in quella stanza buia in fondo alle scale? E nello sgabuzzino dove alcuni bambini ricordano i giochi erotici della bidella Cristina, «quella coi disegni»? Per non parlare del misterioso personaggio nella ludoteca sfuggito miracolosamente all’indagine e che porta gli inquirenti su altre piste.
A quasi due settimane dagli arresti delle tre maestre, della bidella, dell’autore tivù (marito di un’insegnante) e dell’ex benzinaio cingalese i misteri di Rignano Flaminio sembrano destinati a restare tali. La Procura di Tivoli, dal canto suo, dubbi ne ha pochi.
Gli indizi sono gravissimi per il procuratore capo Claudio D’Angelo, che sottolinea i mille e più riscontri incrociati eseguiti durante i nove mesi di lavoro. Inchiesta nata sulla base di racconti in famiglia e filmati prodotti dagli stessi genitori che li hanno allegati alle prime denunce, dalle quali è partito un lavoro sul contesto in cui sarebbero avvenute le violenze. Ovvero ispezioni e sopralluoghi mirati nell’istituto scolastico e negli altri luoghi indicati dai bambini. Non solo.

Secondo il gip Elvira Tamburelli che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, il cerchio dei sospetti in poco tempo si stringe sui sei presunti pedofili.

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