Roma

Rignano Flaminio, caroselli in piazza

Cortei improvvisati per strada, brindisi in piazza, urla di gioia. Alla notizia della scarcerazione di cinque dei sei indagati, Rignano Flaminio sembra risvegliarsi da un brutto sogno. Da una parte gli innocentisti, fra i quali parenti, amici e colleghi delle tre maestre coinvolte nella maxi-inchiesta sulla pedofilia, dall’altra i genitori riuniti da ottobre in un’associazione. Chi improvvisa caroselli sulla piazza del Municipio suonando il clacson come ai mondiali di calcio, chi stappa spumante e champagne. Altri impegnati in striscioni di bentornato.
Le famiglie delle presunte vittime, d’altro canto, restano sempre più chiuse nel loro dolore. Gli uni contro gli altri, alla ricerca della verità. Chi ha fatto del male ai 20 e più bambini che hanno raccontato violenze inimmaginabili? In un paese alla Peppone e don Camillo, dove l’odio e la tensione si tagliano con il coltello, il sindaco Ottavio Coletta mantiene distanza e imparzialità. Certo è che per il Tribunale del Riesame l’inchiesta della Procura di Tivoli non è corretta. Almeno tanto da spedire in carcere sei indagati sulla base di indizi, perizie e registrazioni “inquinate”. I genitori degli alunni della materna Olga Rovere, però, credono ancora nel lavoro della magistratura. «Aspettiamo che il Tribunale della Libertà esponga le motivazioni con cui ha accolto le richieste di scarcerazione - spiega Arianna Di Biagio, vicepresidente dell’Agerif - solo dopo i legali di parte lesa potranno stabilire il da farsi». Per carabinieri il caso è ancora aperto.
Per molti, comunque, è stata una giornata indimenticabile. Come per il marito della maestra Marisa Pucci: «Ho ricevuto la telefonata più bella della mia vita - dice Luciano Giugno -. Era quella di Marisa nei suoi primi momenti di libertà». In famiglia a quel punto esplode la gioia, l’uomo abbraccia le figlie Marianna di 11 e Giulia di 14 e scoppia in lacrime. Poi si prepara per andare a Roma, davanti all’uscita della sezione femminile del carcere di Rebibbia, per riabbracciare la donna. «Una gioia infinita - dice Luciano, commosso -, da domani ricomincia la vita».
Incredulità e stupore, sull’altro versante, per le famiglie che hanno denunciato abusi e violenze sessuali nei confronti dei figli, tutti alunni della materna comunale: «Ci devono spiegare cosa è accaduto ai nostri bambini - dicono - alcuni stanno malissimo, di notte non dormono e quando poi crollano si risvegliano terrorizzati». «Vogliamo capire le ragioni della decisione del Riesame» dicono i loro legali, gli avvocati Franco Merlino e Antonio Cardamone, cercando di contenere la rabbia degli assistiti. Una comunità lacerata da 8 mesi d’indagine, drammaticamente additata come il «paese degli orchi» e che, adesso, esce allo scoperto. «Non siamo mostri - dicono al bar dello Sport di Alfredo Magalotti, marito della maestra Silvana - sapevamo che tutte quelle storie orribili non potevano essere accadute. Crediamo ancora nella giustizia».
Per molti si assisterà al voltafaccia dell’intera cittadina: «Se fino a ieri tutti imprecavano contro i sei, ora diranno di aver sempre creduto nella loro innocenza. Assurdo. Domani i giornali scriveranno che un intero paese è in festa ma non è assolutamente vero.

Ai bambini chi ci pensa?».

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