Riina fa la scintigrafia San Paolo «blindato»

San Paolo blindato per un’intera mattina l’altro giorno, per consentire ai medici di eseguire una scintigrafia a Totò Riina, che era stato sottoposto qualche mese fa a un intervento per un cancro. Il detenuto più famoso, e sorvegliato, d’Italia ha lasciato il carcere di Opera dove è rinchiuso da qualche anno, di buon’ora. E stato trasferito sotto stretta scorta fino all’ospedale, dove poi è stato eseguito l’esame. Per la cronaca le analisi sono risultate tutte negative, quindi «u’Curto» è stato riportato dietro le sbarre non appena sono terminati gli accertamenti.
Non è la prima volta comunque che si rende necessario un importante schieramento di forze per sorvegliare il numero 2 di Cosa nostra. A febbraio si dovette scortare il «malato» per l’intervento chirurgico resosi necessario per estirpare un tumore. E il servizio di scorta dovette essere ancora più delicato e complesso in quanto si trattava di sorvegliare a vista Riina e contemporaneamente consentire il normale svolgimento operativo del San Paolo, o quanto meno ridurre al minino i disagi per i pazienti.
Totò Riina, arrestato ancora una dozzina di anni fa dal famoso capitano dei Ros «Ultimo», da qualche tempo è infatti rinchiuso a Opera, sottoposto a un particolare regime di sorveglianza. Vive in cella guardato a vista da un agente, anche quando dorme o va in bagno. Tutti gli spazi in cui si muove sono inoltre sottoposti a videosorveglianza grazie a una capillare rete di telecamere a circuito chius ocon altro personale incollato ai monitor 24 ore su 24.
Il giorno dell’intervento chirurgico, il «boss» venne dunque prelevato e portato al San Paolo stretto tra un nugolo di agenti della polizia penitenziaria. Mentre alla questura, in particolare alla squadra mobile, venne assegnato il controllo del territorio attraversato, utilizzando anche un elicottero che sorvegliava dall’alto il trasferimento. Dunque uomini dislocati a ogni incrocio lungo il percorso e poi risistemati a controllare ogni singola entrata o uscita dell’ospedale. Anche perché si tratta di una struttura che nasce «aperta» e non certo concepita per poter essere «blindata», sia pure occasionalmente, come un carcere. Per esempio anche il solo trasferimento in barella con l’ascensore implica di ipotizzare un guasto o una manomissione all’impianto che potrebbe fermarsi a un piano diverso. Ergo gli uomini vengono dislocati a tutte le possibili «fermate».
Lo stesso intervento poi deve venire effettuato senza bloccare l’intera «piastra» operatoria, da mantenere libera per eventuali interventi d’urgenza. Va da sé che durante l’intervento, in sala chirurgica erano presenti diversi poliziotti, con tanto di mascherina e camice asettico.
Più semplice invece l’operazione che la polizia ha eseguito l’altro giorno, necessaria perché dopo l’intervento di febbraio, Riina doveva essere sottoposto a una scintigrafia. Lo schieramento è stato meno imponente, «appena» una trentina di uomini, tra poliziotti e agenti carcerari, in quanto la visita si è conclusa nel giro di pochi minuti. Comunque anche in questa occasione strade bloccate, uomini agli incroci, circolazione deviata.
E una volta dentro al San Paolo, i degenti sono stati fatti allontanare, i corridoi sgomberati, gli ascensori blindati, le porte guardate a vista. Conclusa nel giro di pochi minuti la visita, per la cronaca la scintigrafia non ha rilevato anomalie dopo il delicato intervento, sempre sotto stretta sorveglianza, il detenuto nel primo pomeriggio era già rientrato a Opera.

Quattro ore in tutto, ma di estrema tensione per il personale comandato a questo delicatissimo servizio.

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