A Rimini la maxi-diga che non funziona Un disastro ambientale lungo 30 anni

Il Ponte di Tiberio a Rimini risale all’epoca romana. Il cantiere della diga sottostante che ora il Comune della capitale della Riviera romagnola ha deciso di smantellare è ovviamente più giovane, ma vanta comunque 30 anni di vita. Il progetto fu avviato nel lontano 1977 e, soprattutto, realizzato malissimo: la diga non si abbassava quando era sommersa dalle acque dell'invaso e non si adeguava all'andamento delle maree. Il tutto per una cifra che alle casse del Comune è costata negli anni una decina di miliardi di vecchie lire. Nella travagliata storia di questa opera, c’è stata anche una sentenza di condanna della Corte dei conti per sperpero di denaro pubblico: è successo quattro anni fa e a farne le spese furono il Direttore dei lavori e i capi dell'ufficio tecnico dal 1987 al 1996. La diga che non ha mai funzionato è costato loro 385mila euro per responsabilità amministrative in ordine a quella che i professori Bragadini e Rossi dell'università di Bologna, chiamati allora come consulenti, definirono una «mostruosa macchina in sfacelo» e di cui raccomandavano la demolizione. Ora, ma ci sono voluti altri quattro anni di tempo, il Comune di Rimini ha ascoltato quel consiglio.

Il primo a cantare vittoria è stato il consigliere regionale Pdl, Gioenzo Renzi, riminese, che nel 1996 cominciò a battersi contro il cantiere trentennale: «Si chiude la storia di un progetto fallimentare - spiega - che ha snaturato l'ambiente del Ponte di Tiberio, i cui piloni sono immersi in una pozza di acqua stagnante, invasa dalle alghe, e reso le acque del porto melmose e maleodoranti».

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