Milano - L’avvocato Cesare Rimini, noto matrimonialista, non nasconde la sua perplessità. Lui, da sempre sostenitore dei Pacs, sorride e scuote la testa dopo aver letto il testo integrale del disegno di legge la cui sigla Dico, che sta per Diritti e doveri delle persone conviventi, «è buona per la settimana enigmistica».
Avvocato, non sembra contento di quanto ha partorito la sinistra in fatto di unioni civili.
«Le due ministre, Bindi e Pollastrini, sono state valorose e tenaci e il disegno di legge rappresenta un grande sforzo per aprire una strada e dare una tutela ai conviventi e soprattutto alle coppie gay. Ma lo scontro è stato molto politicizzato e la proposta, nata da un durissimo compromesso ideologico, presenta grosse perplessità tecniche».
Qual è la più macroscopica?
«Ce ne sono diverse, ma la più grossa è quella della dichiarazione di convivenza che si deve fare non allo stato civile come nei matrimoni bensì all’ufficio anagrafe. Potrà essere contestuale ma quando si presenta soltanto uno dei due, deve avvertire l’altro con una raccomandata! Un paradosso».
Perché questo pasticcio?
«Per il terrore di urtare il meno possibile la parte cattolica della sinistra che non voleva cerimonie analoghe a quelle del matrimonio civile. E così si è abbassato il tono dell’unione di fatto».
Al di la dei formalismi, cosa ne pensa degli aspetti economici? «Mi sembrano affermazioni di principio più che sostanziali. Prendiamo la successione. Il diritto all’eredità matura solo dopo nove anni di convivenza. Capisco che serva una certa stabilità, ma quel periodo è un’eternità se si pensa che il coniuge ha diritto di succedere all’altro due minuti dopo il matrimonio».
Ma almeno acquisiscono gli stessi diritti?
«Macché, le quote che spettano al convivente sono ridotte rispetto al coniuge».
E la pensione di reversibilità?
«È un'altra affermazione di principio. Questa legge rinvia a una nuova normativa che verrà alla luce chissà quando. Insomma, se si fa una legge a tutela dei conviventi non bisogna che sia solo d’immagine o ideologica, bisogna guardare al concreto».
Neppure sull’assegno di mantenimento sono stati di manica larga.
«Esatto. Questa legge parla di assegno alimentare che il convivente può ricevere solo se è in stato di bisogno. Bisogna dunque che non abbia alcuna indipendenza economica: una quota microscopica di tutte le coppie di fatto che esistono. Per tutti le altre non è previsto alcun sostegno, a differenza di quanto avviene per le coppie sposate che poi si separano».
Dunque neppure i gay saranno contenti.
«La legge è piena di buone intenzioni ma sul piano operativo è zeppa di compromessi. Basti pensare che non impedisce di fare un Dico tra due sorelle o due cugine che vivono insieme. E questo per sminuire la portata dell’accordo e togliere l’aura peccaminosa dell’unione.
È stata stravolta l’impostazione originaria?
«Sicuramente, spero che il Parlamento possa apportare modifiche appropriate, ma per fare questo prevedo tempi molto lunghi».
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