Roma - Prima il «caso Scajola», poi le assenze in aula di una cinquantina di deputati del Pdl e di una decina di Responsabili, infine la minaccia di Domenico Scilipoti di un non ben identificato «gesto eclatante». Se è vero che tre indizi fanno una prova, allora per Silvio Berlusconi un campanello d’allarme sullo stato di salute del Pdl e della maggioranza non può non suonare.
Premessa d’obbligo: essendo i partiti contenitori di esseri umani inclini a sentirsi sempre e comunque sottovalutati, non è certo difficile raccogliere critiche sul grado di democrazia interna di una formazione politica. Una tendenza che si acuisce in tempo di poltrone da assegnare. Detto questo il barometro degli umori e malumori in questa fase volge stabilmente all’incerto. Anche per questo, nel tardo pomeriggio di ieri, si è svolta una riunione del gruppo Pdl al Senato, programmata da tempo per promuovere ascolto e dialogo interno. «Tutti sappiamo che nel rimpasto i posti alla fine vanno ai salvatori della patria oppure al figliol prodigo che prima esce e poi torna e incassa» si lamenta un senatore ex Forza Italia. «Oltretutto l’impressione» continua «è quella di aver costituito un partito governato dalle correnti di An. C’è un battuta: sa qual è il vero significato di Pdl? Partito di La Russa. Anche per questo quando Scajola (nella foto, ndr) fa appello all’orgoglio forzista sa di poter contare su un mercato potenziale molto ampio».
Di certo l’ex ministro dello Sviluppo Economico, in questa fase, diventa inevitabilmente il pivot dell’orgoglio forzista ma anche il terminale della vecchia guardia azzurra che denuncia l’eccesso di attenzione verso la «voracità» dei Responsabili. Il suo movimentismo, insomma, non si è placato, tant’è che la prossima settimana in occasione dell’inaugurazione della sede romana della Fondazione Cristoforo Colombo - da lui presieduta - potrebbero esserci ulteriori novità. «Scajola vuole segnalare un disagio» spiega Ignazio Abrignani. «Nel ’96 fu il protagonista della creazione di un vero partito, ora è evidente a tutti che bisogna rilanciare il tesseramento e promuovere assemblee democratiche». Una stagione congressuale che - ad onor del vero - sarebbe dovuta partire proprio in questi mesi, con la benedizione di Denis Verdini e dello stesso La Russa ma che l’emergenza dettata dalla fuga dei finiani ha fatto slittare a data da destinarsi. Nella galassia dei «suonatori d’allarme» ci sono poi i neo-Dc ed ex Psi di Carlo Giovanardi, Gianfranco Rotondi, Stefano Caldoro e Mauro Cutrufo. Un’area che il prossimo 9 aprile si ritroverà per un convegno il cui titolo ha il sapore di un memento: «Cofondatori». «Diremo che è necessario eleggere i responsabili locali» spiega Giovanardi. «Io l’ho detto a Berlusconi.
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