Il rimpianto di Alemanno: «Bisognava fare l’election day»

Il rimpianto di Alemanno: «Bisognava fare l’election day»

Anna Maria Greco

da Roma

«La sinistra canta al plebiscito di Veltroni, ma proprio non si può dire». È il primo commento del candidato sindaco di Roma della Cdl, Gianni Alemanno, ai risultati ancora ufficiosi delle amministrative. Per lui, si sta «ridimensionando la super immagine di un personaggio che aspira alla futura leadership del centrosinistra».
Sono le 20 e la proiezione Nexus gli attribuisce un 38,7 per cento contro il 59, 8 del primo cittadino uscente, Walter Veltroni. «A Roma - dice Alemanno - c’è stato un tentativo di disarticolare il centrodestra che è fallito». Ricorda i sondaggi che davano più del 70 per cento dei sì all’antagonista Ds, mentre «oltre il 40 per cento dei votanti si è espresso contro l’amministrazione uscente e la bassa affluenza ha limitato il consenso attivo a Veltroni a meno del 40 per cento degli elettori». È stato un errore non fare l’election day, il sindaco è «sfuggito al confronto», ma si è evitato «che Veltroni diventasse una sorta di Grande Fratello».
Nel quartier generale all’hotel Parco dei Principi Alemanno arriva alle 15. La prima proiezione lo avvisa che il ballottaggio non ci sarà. L’ex ministro non commenta. In una stanza del suo comitato elettorale, tace anche alle successive che vedono oscillare la percentuale dei suoi consensi tra il 42 e il 39, mentre il candidato Ds si conferma in testa. Alle 17, ecco la moglie Isabella Rauti. Con Alemanno ci sono Luca Malcotti e Franz Turchi di An, Giancarlo Parretti del nuovo Psi e si affaccia Alessandra Mussolini di Azione Sociale. «Mio marito è tranquillo, aspetta il risultato definitivo ma è contento se, come sembra, ha superato il 40 per cento», commenta la signora Alemanno verso le 18. E per Mario Baccini, sfidante dell’Udc che poi ha ceduto il passo a quello di Gianfranco Fini, «i veri vincitori sono gli astenuti».
Per l’Unione è la «Caporetto per Alemanno».

Ridimensionato Veltroni? Ma se il candidato di An «ha preso 8 punti in meno di Antonio Tajani alle precedenti comunali», ribatte Silvio Di Francia, del comitato elettorale. «Sono 3 volte - dice il vicesindaco Mariapia Garavaglia - che An perde a Roma. Forse i romani si sono ricordati che Alemanno era ministro di un governo che non si è particolarmente speso per la città».

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