
"Avendosi Boccaccino cremonese nella sua patria e per tutta Lombardia acquistato fama di raro ed eccellente pittore..". Così Giorgio Vasari, nelle sue celebri Vite, introduce la biografia di Boccaccio Boccaccino, uno dei principali esponenti della pittura dell'Italia settentrionale tra la fine del Quattro e il primo Cinquecento. Nato, si pensa, a Ferrara, intorno al 1465, visse a lungo a Venezia e Cremona, dove morì nel 1525. Per celebrare i 500 anni da che "passò di questa vita" (così sempre Vasari) il Museo Diocesano di Cremona ospiterà, dal 10 ottobre 2025 al 11 gennaio 2026, la mostra Il Rinascimento di Boccaccio Boccaccino. L'iniziativa, con la Soprintendenza Abap, è la prima monografica realizzata sul pittore. L'idea è scaturita dalla recente acquisizione, da parte del Diocesano, dell'ultima opera eseguita dal Maestro poco prima della morte: un frammento di una pala d'altare già nella chiesa cremonese di San Pietro al Po. L'esposizione segue un percorso cronologico, e grazie a importanti prestiti di prestigiosi musei illumina le varie fasi della produzione dell'artista, la cui attività è attestata nei principali centri dell'Italia settentrionale - oltre che a Roma - e segue, non senza apporti personali, la lezione impartita da Leonardo a Milano e da Giorgione a Venezia. Ebbe un'esistenza rocambolesca, segnata al volgere del secolo dalla probabile uccisione della prima moglie (ne avrà altre due) scoperta in adulterio, che lo costrinse ad abbandonare Ferrara per riparare in laguna. Tra le opere del primo periodo troviamo l'"Adorazione dei pastori" del Museo di Capodimonte e la "Madonna col Bambino" dei Musei Civici di Padova. Con l'arrivo a Venezia muta anche la sensibilità artistica del pittore, come testimonia un'altra "Adorazione dei pastori", stavolta dalla Galleria Estense di Modena, in cui è riconoscibile traccia del magistero giorgionesco. Sempre a quegli anni risalgono la sorprendente coppia di "Evangelisti" e l'eterea "Zingarella" dalle Gallerie degli Uffizi, mentre la "Madonna col Bambino tra Giovanni Battista e Caterina d'Alessandria", proveniente dal veneziano Museo Correr, omaggia il tipo della sacra conversazione a mezze figure", introdotto qualche anno prima da Giovanni Bellini. La presenza a Cremona è attestata dal 1506, anno in cui fu incaricato di affrescare il catino absidale del Duomo e l'"Annunciazione" sull'arco santo, poi replicata nella meravigliosa tavola già in collezione Ludovisi, oggi al Museo Diocesano. Allo stesso periodo datano la restaurata pala di Sant'Agata (1508) e la Crocifissione su tela. Chiudono la mostra due opere risalenti alla maturità dell'artista, il "Ritratto di gentiluomo" (mai esposto al pubblico), e il frammento della "Pala Fodri".
Vicino alla mostra, in Cattedrale, è possibile ammirare, sulla parete sinistra della navata, il ciclo di affreschi delle Storie della Vita della Vergine e dell'infanzia di Cristo, l'impresa più memorabile della parabola artistica del pittore.