Fa tenerezza quel bambino invecchiato, assai cagionevole, che ha tifato Italia con un ardore stridente con la situazione. Dico l’italiano tornato bambino, senza distinzione di censo, di luogo, di età e perfino di sesso. C’è qualcosa di diverso nel tifo italiano in questi Europei. E non solo per la componente femminile ormai così vasta. Né solo per l’enfasi che ne hanno dato i media,per l’uso pubblico del calcio come sedativo ed eccitante per far sfogare gli italiani pieni di guai; o per le elaborazioni eccessive dei giornali che hanno mobilitato filosofi e storie antiche per dare a una partita di calcio chissà quale condensato epocale.
Al di là di ciò che i fabbricanti d’emozioni hanno veicolato, la passione italiana per questi Europei è andata lievitando spontanea, come un fenomeno naturale e catartico, come una voglia di patriottismo estremo, un ritrovarsi dopo tante divisioni e vessazioni in un comune e puerile destino, prima che finisca tutto. Un amor patrio puro e giocondo, impolitico e atecnico. È stato più bello delle altre volte ascoltare l’inno di Mameli, ritrovare i tricolori fino a ieri calpestati e derisi, sentire la fierezza di Noi.
Sì, esorcismo contro la crisi, voglia di giocare dopo mesi di tetra serietà e rivalersi nel gioco della brutta realtà.
Ma dietro tutto vedo quella voglia di tornare ragazzi, di rianimare l’Italia di tanti anni fa e di tante Germanie fa; un’Italia più giovane, a cominciare da noi, che nutriva speranze di futuro. Quest’Italia che s’aggrappa alla sua infanzia per rientrare in patria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.