Riparte, un appuntamento mancato

Per dieci anni si è pensato e creduto che la rassegna d’arte contemporanea promossa, sulla scia del Grammercy Park Hotel di New York, dall’hotel Ripa in Trastevere, «Riparte», avesse potuto di anno in anno valorizzare gli aspetti più significativi del nostro linguaggio a immagini, arredando, si fa per dire, le proprie camere d’albergo con la collaborazione delle Gallerie d’arte contemporanee. Oggi ci rendiamo conto dell’illusione persistente che si è sempre di più consolidata, man mano che si visitano i tre piani dell’hotel romano. Cinquantadue gallerie, in altrettante stanze, hanno «esposto» i loro gioielli d’arte; disordine, poca o nulla leggibilità, nessun ordine critico, nessun catalogo di presentazione, nessun chiodo alle pareti rinnovate di due piani, quadri sui letti, qualche bicchiere di vino. Alla ricezione si offriva un sorriso e qualche foglio di carta dove erano elencate le gallerie d’arte e la corrispettiva camera d’albergo. Tra le gallerie presenti, si è notata l’assenza delle più significative, rappresentate solo da pochissime tra le quali, oltre a poche romane (Il sole, Altri Lavori in corso, Studio Soligo, Pio Monti, Il Ponte), Morra di Napoli e Piece Unique di Parigi (unica straniera) che rappresentava anche il mancato spirito della presunta internazionalità. Le precedenti edizioni ci erano apparse più attente e meglio organizzate, ma quella di quest’anno sembra il fondo di una bottiglia di vino, ciò che resta di una sbronza durata dieci anni. Sconcertante ed indicativa l’assenza totale delle Gallerie di Firenze, di Bologna, di Torino, giusto per citare alcune città che hanno una importante tradizione culturale.

Per chi, occasionalmente, si fosse avvicinato per la prima volta a questa decennale rassegna d’arte contemporanea e non si fosse imbattuto nel bel catalogo della Drago arts & Comunication dell’anno scorso, non avrebbe mai potuto sapere che Riparte è nata con il Patrocinio del Comune di Roma e con la Presidenza del Consiglio Regionale del Lazio.

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