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Ripartono i giganti Lardo: «Voglio Milano come la Grecia»

Intervista al coach dell’Armani Jeans: «Siamo i favoriti, e la pressione c’è»

Oscar Eleni

Tormentati dall’idea di essere tornati fra le ortiche della realtà, dopo due stagioni vissute alla grande, sfruttando da nani i risultati dei giganti di una nazionale che agli ultimi europei si è sentita stanca, ci si riavvicina al campionato di basket. Partenza sabato pomeriggio, con l’anticipo televisivo tradizionalmente affidato ai campioni in carica della Fortitudo Bologna, squadra dallo spirito ribelle che per far arricciare il naso ai sostenitori del detto «gruppo vincente non si cambia» ha vissuto la sua estate rivoluzionaria per spiegare come stanno le cose: se società più ricche ti saccheggiano nessuna angoscia, se i giocatori fanno scelte di vita per giustificare le loro partenze, allora arrivederci a Smodis e a Basile. La stessa cosa che ha dovuto fare Treviso con Marconato, Bulleri e l’allenatore Messina.
Buttati fuori quasi subito all’europeo, saccheggiati, ecco la depressione, l’ultimo caso quello di Gigli, un talento in divenire sulla via di Valencia, ma il campionato è una cura che va bene contro i veleni, soprattutto se stuzzicherà la ricerca di giocatori nuovi, ma non da farsi rubare. Perché ingannare spendendo più di quello che si guadagna? Meglio sudare e lavorare, costruire società che abbiano dentro una forza vera, tenendo lontani quelli che giocano al rialzo, senza ricordare cosa accadde ai tempi in cui si pagava un giocatore italiano a peso d’oro. Meglio essere realisti, come dice Recalcati, meglio godersi le novità, perché in Serbia abbiamo visto, cominciando dalla squadra di casa, cosa succede quando non si pensa all’armonia del creato tecnico.
Anticipo televisivo per Fortitudo e Cantù, ma ancora prima, mercoledì Supercoppa a Bologna fra i campioni e la Benetton, legate dal filo rosso del rischio continuo, poi anticipo a mezzogiorno della domenica per Milano e Virtus Bologna, legate dal filo aureo di una storia cestistica che ha origini antiche. Bella scelta per partire, come bella scelta è stata rimanere con Sky, anche se Dan Peterson se ne è andato a Si Sport, e ridare spazio alla radio nazionale per la trasmissione diretta da Massimo Carboni che ci mancava tantissimo. Dicevamo Olimpia contro Virtus e allora perché non sentire il polso di Lino Lardo, il 46enne allenatore dell’Armani che da cacciatore è già diventato preda. Uomo di mare, riva Ponente, terra di Albenga e Loano, conosce le storie dei santi bevitori e dei vecchi pescatori. Gli altri danzano intorno e già vendono nuovi santini, visto che in estate sono arrivati Galanda, Bulleri, Shumpert, Vukcevic che allungano una squadra che era corta, equilibrando un gruppo che con Singleton e McCullough rischiava di sbandare anche se poi è arrivata la finale scudetto. Ma viaggiare nascosti è un vantaggio. Adesso battere Milano vuol dire fare già qualcosa d’importante.
Caro Lardo, finita la tranquillità, da favoriti si diventa prede. Paura?
«Perché paura? La pressione esiste, la senti, ma è anche stimolante. Non è spavalderia, vogliamo fare bene, ma fischiano nel bosco anche altri che sono favoriti perlomeno quanto noi. Non metto le mani avanti anche se è vero che vivo per la prima volta una situazione del genere, però sarebbe sciocco spaventarsi perché la società ha fatto bene sul mercato, perché abbiamo un bel gruppo. Peccato essersi ritrovati solo nell’ultima settimana, non saremoprontissimi, ma possiamo fare bene».
Lo dicevano anche gli azzurri prima della Serbia, poi si è visto che sotto pressione qualcuno salta per aria.
«La nazionale per due anni ha fatto cose straordinarie, dato di più di quello che forse valeva, la flessione poteva essere naturale, ma di quel gruppo dovremo sempre essere orgogliosi. Ora ci sarà un ricambio generazionale e il campionato darà indicazioni».
Si parlava di altre favorite, nella nostra griglia non riusciamo a mettere Roma prima dei campioni in carica, di Treviso, Siena e Milano.
«Ci stanno tutte bene, vista così dico che la Benetton forse ha qualcosa in più degli altri, ma è stata costruita bene anche Siena. Noi ci saremo e Bologna, sia Fortitudo che Virtus, ci darà i brividi di sempre».
Tanto buon cuore per liberarsi dalla tensione, ma questo Bulleri sarà recuperabile?
«Non cerchiamo libertà, facili uscite, sappiamo cosa si aspetta la gente. Per Bulleri il recupero avverrà attraverso la tranquillità. Nel nostro gruppo ci sono principi solidi che aiuteranno i nuovi a inserirsi. Per lui non c’è fretta, ha bisogno di tornare sereno perché quando è preoccupato un giocatore non può mai essere veramente se stesso».
Be’, certo, con questa storia di fare tornare Djordjevic, forse non lo renderà proprio sereno.
«Le voci arrivano da fuori, noi non ne parliamo più, lavoriamo su questo gruppo. Se Sasha dovesse tornare con la testa dell’anno scorso farà soltanto del bene all’Armani e allo stesso Bulleri. Lui non è una minaccia per nessuno».
Campionato con facce nuove, partito Messina che si sentiva antipatico, chi prenderà il suo posto?
«È partito il più bravo, altro che il più antipatico. Ci ha indicato ancora una volta la strada. Nel campionato ci si scontra, qualche antipatia nasce, ma diventare come Messina è il sogno di tanti».
Vediamo da vicino. Repesa per il suo scudetto deve più ringraziare l’esclusione di Pozzecco o l’assenza di Fajardo?
«Vorrei pensare che è stato più importante non affrontarci con Fajardo in campo».
A proposito di Pozzecco dicono che è scandaloso non vedere in serie A giocatori come lui, Myers, lo stesso Pittis. Voi allenatori temete davvero i campioni o presunti tali?
«Non sono state bocciature, ma scelte. A Milano avevamo preso Bulleri, abbiamo veterani. Gli altri avranno ragionato in base alle loro esigenze. Comunque giocatori che vanno fuori non sono una perdita, sono esploratori di uno sport con stanze più larghe».
Ottobre pieno poi Eurolega, c’è tanto da fare. L’Europeo vi ha detto qualcosa?
«Che la vittoria greca dimostra cosa serve a una squadra, il puntiglio, la voglia di stare insieme e l’Armani sarà così. Avanzeremo per gradi, non pronti subito, ma l’atteggiamento generale è buono, l’ho visto quando siamo stati finalmente tutti insieme».
Prima ha parlato anche della Virtus Bologna, le ha fatto impressione o ne parla bene perché sarà la prima avversaria?
«Ha lo spirito giusto, un buon allenatore come Markowski che usa giocatori quasi della stessa taglia per difese difficili da battere. Potrebbe diventare la mina vagante come noi l’anno scorso».
Già, ma voi cosa sarete ? Brigantino, sottomarino o portaerei?
«Saremo una nave dove si parla chiaro. Lusingati di essere considerati forti, ma sarà il campo a dire la verità. Avanti nella costruzione del progetto, senza partire dalla finale dell’anno scorso. Niente sguardi indietro. La pressione c’è, ma anche l’entusiasmo.

Sulla carta non si vince niente».

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