Ripetiamo in coro: «Non sarà l’Expo del cemento»

Forza, ripetiamo tutti in coro: «Non sarà una colata di cemento, non sarà una colata di cemento…». Va bene, basta, abbiamo capito, l'Expo 2015 non sarà una colata di cemento. È diventato francamente stucchevole il mantra dell'Expo ecosostenibile, verde, ambientalista, a impatto zero e via tranquillizzando. Ma tranquillizzando chi? Forse chi definisce «speculazione edilizia» ogni operazione immobiliare; chi detesta i grattacieli invocando una tradizione architettonica che non si sa quale sia; i vari Adriani Celentani per i quali ogni nuova costruzione è un ecomostro e l'unica città bella è la non-città fatta solo di prati, come la via Gluck prima della via Gluck. In questi giorni forse tanta enfasi è giustificata dallo svolgimento a Milano del bel Festival internazionale dell'ambiente, primo dei grandi eventi di avvicinamento all'Expo: ma anche questo sembra più voler rassicurare su cosa non si farà piuttosto che su cosa si farà in vista di quel grande evento. Che, è bene ricordarlo, è dedicato all'alimentazione - «nutrire il pianeta» è il tema proposto - e non all'ecologia.

D'altra parte proprio il recente vertice della Fao di Roma, sui problemi irrisolti dell'alimentazione e della fame nel mondo, ha dimostrato che le ragioni dell'ambiente spesso confliggono con quelle della grande fame globale: vedi il caso delle colture di cereali convertite alla produzione dei bio-carburanti, com'è avvenuto in Brasile e negli Stati Uniti secondo il catechismo ambientalista, o della superstiziosa ostilità dei verdi verso l'agricoltura geneticamente modificata. Tornando all'Expo: dunque non sarà una colata di cemento. Bene. Ma ora cominciamo a costruire qualcosa.

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