Per riprendersi la figlia si presenta coi carabinieri

MilanoIl filmato girato ieri mattina è più eloquente di qualsiasi discorso: la bimba piange disperata e tra un singhiozzo e l’altro si sente distintamente supplicare: «Papà, tutti i bambini rimangono con la mamma. Papà perché mi fai questo». Mentre la madre la guarda impietrita, non può fare nulla, ha davanti un muro di carabinieri, psicologhe e assistenti sociali. Ma soprattutto un decreto del Tribunale dei minori che dà ragione al suo ex compagno.
Mentre le immagini scorrono sul video, gli occhi di Cristina Farrroni, 27 anni, graziosa e minuta, si riempiono di lacrime. Poi si fa forza e inizia a raccontare gli otto anni che hanno preceduto il drammatico epilogo. Nata e cresciuta a Civitanova Marche, conosce giovanissima Matteo, se ne innamora e a 18 anni rimane incinta. La sua famiglia preme per l’aborto, lei non cede e in primavera del 2003 nasce Adele, i due aprono un centro estetico e vanno ad abitare insieme. «Un paio di anni dopo la relazione va in crisi, mesi di tensioni fino a quando a gennaio, una mattina mi sono svegliata e ho trovato le mie valige pronte, le aveva preparate lui nella notte. E mi ha sbattuto fuori insieme alla bimba» racconta Cristina che così deve tornare dai genitori.
Qualche mese dopo conosce Daniele, piccolo imprenditore milanese, con cui decide di rifarsi una vita. Lo segue a Corsico, dove vivono tuttora, trova un lavoro e dopo un po’ rimane incinta del secondo figlio. Nel frattempo però Matteo scopre un innato amore per la figlia e inizia una lunga battaglia legale. E alla fine il tribunale dei minori, in primo e secondo grado, decide che la bambina non vada sradicata dalle Marche. La mamma può prenderla in consegna il venerdì dopo la scuola e riconsegnarla domenica sera, e per questo ogni fine settimana Cristina fa la pendolare tra Corsico e Civitanova. Mentre d’estate possono passare insieme un paio di mesi. Come avviene anche quest’anno, ma ai primi di settembre, quando deve tornare, Adele comincia a stare male, seguono visite e ricoveri.
«Ho avvertito Matteo di rimandare viste le condizioni della bimba ma lui niente. È piombato in casa l’11 settembre con i carabinieri. Ma anche i militari hanno preferito non procedere perché la piccola stava avendo una terribile crisi di pianto. Poi nei giorni scorsi veniamo convocati dagli assistenti sociali del Comune di Corsico per un colloquio. E qui è scattata la trappola».
Oltre agli psicologi infatti Cristina e Adele trovano ancora i carabinieri. Matteo si riprende la figlia tra le sue grida strazianti, forte anche di un provvedimento del Tribunale dei Minori che gli affida la bimba e consente d’ora in poi alla mamma solo incontri protetti. «Provvedimenti punitivi, non giustificati da nulla. Non sono un malvivente, non sono una poco di buono, non ho tentato di rapire mia figlia.

Ma soprattutto perché nessuno vuole sentire la bambina? Perché queste decisioni più che fare male a me stanno distruggendo la piccola. E questo sembra non interessare a giudici, psicologi, sociologi e soprattutto a suo padre».

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