«Ripresa troppo lenta: subito la riforma fiscale»

La ripresa c’è: modesta e fragile, certo, soprattutto nel Sud che deve ancora segnare il gol della crescita, ma resta il fatto che la fase di recessione è tecnicamente conclusa. È su questa prospettiva che si apre il 2010, secondo il rapporto dell’ufficio studi della Confcommercio, che al Forum di Cernobbio ne ha fatto il primo punto all’ordine del giorno.
Un’analisi dove i numeri che descrivono la situazione e le proposte per affrontarla sono strettamente collegati. Un fatto è certo: recuperare le posizioni del periodo pre-crisi richiederà tempo e lento e faticoso sarà soprattutto il riassorbimento della disoccupazione. Secondo Confcommercio, nel 2010 il Pil dovrebbe crescere dello 0,8% e dell’1% nel 2011, mentre per i consumi delle famiglie è prevista una crescita veramente modesta, pari allo 0,6% quest’anno e dell’1,1% l’anno prossimo. Stime riviste due volte al ribasso negli ultimi tre mesi, spiega il direttore dell’ufficio studi, Mariano Bella: «È doloroso ma opportuno sottolineare - aggiunge - che oggi il prodotto lordo e i consumi sono su livelli pro capite, al netto dell’inflazione, pari a quelli di circa dieci anni fa». Quanto alla bilancia con l’estero, Confcommercio stima che le importazioni di beni e servizi cresceranno del 2,8% nel 2010 e del 3,4% nel 2011, mentre l’export dovrebbe registrare un aumento del 4,3% quest’anno e del 3,2% l’anno prossimo.
Fin qui, i numeri: Confcommercio però non si limita a fotografare l’esistente, proponendo invece la sua ricetta per accelerare la ripresa. A partire dal federalismo, «occasione storica da cogliere», secondo il presidente Carlo Sangalli, da incrociare con la semplificazione e l’alleggerimento delle tasse ai lavoratori in modo da realizzare l’attesa riforma fiscale. E sempre in tema di Regioni, in primo piano c’è la questione meridionale: il peso della criminalità sui bilanci delle aziende del Mezzogiorno d’Italia equivale a una «extra imposta» che costa a ognuna il 7,8% del reddito prodotto, pari a 5.374 euro all’anno, in tutto 3,5 miliardi di euro bruciati tra «le spese di contrasto privatamente sostenute, quelle per le cure dovute a ferimenti negli atti criminosi subiti e quelle per ripristino da danneggiamenti e assicurazioni». Una cifra che nessuna impresa al mondo può permettersi: anche per questo, «sosteniamo un rigoroso impegno per la tutela della legalità e contro la criminalità», afferma Sangalli.
Il Sud però non è solo ombre: ci sono anche luci, come il progetto Banca del Mezzogiorno, opportunità da cogliere, suggerisce la Confcommercio, perchè potrà contribuire a un riequilibrio nazionale attraverso lo sviluppo del credito nel Sud, soprattutto un credito che punti a rafforzare la dotazione infrastrutturale e a finanziare gli investimenti di medio-lungo termine delle imprese operanti nell’area meridionale. E i segnali di ripresa vanno irrobustiti puntando su Pmi, servizi e turismo.
Temi chiave, che coinvolgono da vicino il ruolo delle banche. Spetta a Corrado Passera farsene portavoce: lo sviluppo del Paese passa dalla crescita dimensionale delle aziende e la priorità è premiare questa espansione e non punirla, secondo l’amministratore delegato di Intesa San Paolo. «Se non riusciamo a rafforzare alcune migliaia di aziende non si avrà crescita - ribadisce -. Una cosa che si può fare è premiare il percorso che faccia crescere le aziende, soprattutto non bisogna punirle.

La banca è impegnata in questo percorso, è una priorità». E per quanto riguarda Basilea 3, Passera avverte che se dovessero aumentare» i requisiti patrimoniali richiesti, questo significherebbe rendere più difficile e caro dare credito».

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