Risanamento, la Procura non cede «Avanti con l’istanza di fallimento»

Milano I volti di Risanamento saranno anche cambiati: fuori Luigi Zunino, dentro il professor Mariconda, in arrivo (probabilmente) Luigi Roth. Ma i numeri finanziari sempre quelli sono. E fin quando nei bilanci non si troverà una strada credibile per garantire un futuro al gruppo immobiliare, la Procura di Milano non intende fare passi indietro. L’istanza di fallimento rimane sul tavolo.
È questo, in sintesi, il senso di quanto accade ieri mattina al tribunale fallimentare di Milano. All’udienza davanti al giudice Pierluigi Perrotti, chiamato a decidere sull’istanza di fallimento, il nuovo board di Risanamento - cioè il gruppo di comando designato dalle banche creditrici dopo l'estromissione del fondatore Zunino - si presenta deciso a convincere la Procura che il gruppo ha voltato pagina e che il risanamento di Risanamento - inevitabile gioco di parole - è possibile. Ma l’unica concessione che i pubblici ministeri Laura Pedio e Roberto Pellicano offrono ai loro interlocutori è un rinvio di un solo mese. L’1 settembre il piano destinato a dare un futuro al gruppo e alle sue megaoperazioni immobiliari - a partire dal quartiere milanese di Santa Giulia - dovrà essere nero su bianco. E si badi che la presentazione del piano non sarà di per sé affatto sufficiente per la revoca dell’istanza di fallimento da parte della Procura. «Il problema - hanno spiegato i due pm in udienza - sono i contenuti del piano. In particolare, i numeri. Sono mesi e mesi che si parla di un piano e non abbiamo mai visto nulla».
Procura, insomma, un po’ scettica. Le banche puntavano parecchio sulla «governance di garanzia» - come è stata definita - impersonata dall’arrivo di Mariconda. I pm non ritengono che l’avvicendamento conti molto, anche perché espressione di quelle stesse banche che - secondo l’analisi dell’accusa - hanno avuto grandi responsabilità nell’arrivare a questo punto. Il problema vero sono le possibilità economiche concrete per evitare il fallimento, e di queste risorse nei conti di Risanamento Spa la Procura finora non vede traccia.
Si spiega così la fermezza con cui la Pedio e Pellicano rifiutano ai legali di Risanamento l’accordo cui tenevano di più, quello che doveva portare ad azzerare l’istanza di fallimento. «All’udienza dell’1 settembre noi ci presentiamo con il piano e voi in quella udienza revocate l’istanza», hanno proposto i legali. «Neanche per idea - hanno risposto in sostanza i pm - noi quel giorno prenderemo il vostro piano e inizieremo a studiarlo. E fin quando non ci saremo convinti che il piano è in grado di reggere, l’istanza resta dov’è».
Insomma, per Risanamento si profila un settembre di passione. Anche perché mentre la Procura analizzerà il progetto, il 14 settembre potrebbe diventare immediatamente esigibile il bond da 200 milioni che sarebbe dovuto scadere nel 2014.

Una richiesta in massa di rimborsi anticipati da parte dei sottoscrittori potrebbe avere effetti sgradevoli sul tentativo di rilancio, anche se - fanno presente i legali - una ammissione di Risanamento all’articolo 182, la ristrutturazione del debito, avrebbe comunque effetti retroattivi. Da questo punto di vista, sarà decisiva la linea del giudice fallimentare, che indubbiamente si muove in un’ottica diversa da quella della Procura. Ma, inevitabilmente, all’interno delle stesse leggi.

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