Rischi senza benefici per la Liguria «denuclearizzata»

(...) Il punto è quello che Siri e Pellerano ribadiscono nella loro interrogazione urgente a cui nessuno si è degnato di rispondere sino ad ora, nonostante facciano anche esempi molto specifici, documentati e tangibili: l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare francese ha riscontrato un’anomalia su 34 dei 58 reattori nucleari distribuiti nelle 19 centrali transalpine che riguarderebbe i circuiti di sicurezza per il raffreddamento dei reattori. In pratica, non esisterebbe la certezza che, in caso di surriscaldamento del nucleo del reattore, i flussi idrici preposti al raffreddamento per evitarne la fusione intervengano in maniera adeguata. Non basta: sempre secondo i bollettini di allerta ufficiali delle autorità francesi preposte alla gestione del nucleare, i motori diesel che alimentano i gruppi elettrogeni di soccorso, che servono a garantire l’arresto in sicurezza dei reattori, avrebbero fatto registrare un’usura prematura ed abnorme dei cuscinetti.
Ribadisco: né io, né Siri e Pellerano, che sono due ottimi professionisti - ma l’uno fiscalista e l’altro avvocato - abbiamo gli elementi per dire quanto siano significativi e drammatici questi dati. Non siamo ingegneri nucleari e credo sia saggio tacere sulle questioni che non si conoscono. È un comportamento che eviterebbe moltissime brutte figure a gente che pontifica su tutto, non avendo né la statura intellettuale, nè quella etica, né quella estetica per farlo.
Quello che però Siri e Pellerano individuano alla perfezione è il problema centrale: le scorie o i rischi nucleari si fermano alle frontiere? «Distanze di poche centinaia di chilometri sono nulle parlando di nucleare e non basta un confine tracciato su una cartina geografica per proteggerci da errori commessi al di là dello stesso confine».
Ecco, semplicemente, il punto è tutto qui. Che, se il nucleare è dannoso (e può essere dannoso, non sono un talebano del sì sempre e comunque all’atomo), i suoi danni non si fermano al confine fra Italia e Francia e l’aria malata non dà il passaporto ai doganieri di Mentone o di Ventimiglia, come se esistesse un trattato di Schengen delle scorie pericolose o dei rischi di radiazioni.

E, se il nucleare non è dannoso, non è - come dire? - intelligentissimo correre tutti i rischi che corre la Francia, senza averne i benefici sulle tariffe energetiche.
Sarà cinico, saranno i conti della serva, ma è così. È giusto che l’Italia e Genova, da sempre capitale italiana del nucleare, abdichino senza nemmeno iniziare a giocare?

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