«Rischio alto per la concertazione»

nostro inviato a Prato

«Approvare una norma che non rispetti fedelmente il protocollo vuol dire uccidere per sempre consapevolmente la concertazione. È in gioco la vostra credibilità». Luca Cordero di Montezemolo ha inferto una stoccata al governo e alla sinistra radicale sul tema welfare: non si cambi l’intesa del 23 luglio o il tavolo salta.
Un attacco che ha fatto sobbalzare il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero (Prc). «Montezemolo si candida a diventare il capo della destra: il suo mi sembra l’intervento di un leader politico. Si pensa a una repubblica corporativa». Ma il numero uno di Viale dell’Astronomia è già proteso all’incontro di martedì con Cgil, Cisl e Uil dove si inizierà a parlare di riforma della contrattazione. Parole d’ordine: più salario, più produttività e meno tasse.
Ma la replica di Ferrero si è dipanata su un’altra vexata quaestio montezemoliana. «Sì, ho sciolto la riserva: la politica si fa sempre, ma io continuo a fare il mio mestiere». Luca Cordero di Montezemolo, dal palco del Teatro Metastasio di Prato, ha voluto concludere il suo intervento al convegno confindustriale sull’industria manifatturiera accennando ai suoi impegni futuri dopo la fine del mandato al vertice di Viale dell’Astronomia nel prossimo maggio.
Nessun abbraccio a ipotetiche formazioni neocentriste e nessun ammiccamento né al Pd, né al nuovo progetto berlusconiano. «I partiti - ha detto - non sono l’unico mezzo per fare politica», ma c’è un altro percorso che è «portare il dibattito pubblico sui problemi concreti del Paese che ha bisogno di un colpo di reni». Questa è la politica che piace a Montezemolo. «Ed è la sola che continuerò a fare».
Ieri, però, il leader degli imprenditori non ha iniziato a parlare da presidente di Confindustria, ma da presidente di Ferrari elencando i successi conseguiti a Maranello non solo con i trionfi in Formula 1 ma con un fatturato cresciuto da 230 milioni a 1,5 miliardi di euro nel periodo 1993-2007.
Allo stesso modo, una volta reindossata la veste di numero uno di Viale dell’Astronomia, si è arrogato il merito di aver posto al centro dell’attenzione temi come competitività, ammodernamento delle relazioni industriali e riforma della legge elettorale tracciando «un percorso che va al di là delle legittime ambizioni personali e del normale confronto politico». Il presidente ha fatto intendere di voler ancora gravitare nell’ambito confindustriale.
Montezemolo era partito da premesse altrettanto serie. In primo luogo ha «bacchettato» Silvio Berlusconi e il nascente Pdl affermando che «non solo di nuove formule elettorali, nuovi partiti, nuovi slogan può vivere l’Italia», un Paese nel quale i politici degli ultimi dieci anni sembrano «marziani». Poi, si è appellato al Pd veltroniano: «Se non si riuscirà a tenere la rotta su welfare e class action (un «ricatto politico dell’ultimo minuto»), si daranno forti ragioni a chi chiede di cambiare musica e orchestra». Insomma, la stagione delle riforme può partire solo a queste condizioni.


Montezemolo ieri ha ricevuto cinque applausi. Tra i temi caldi: lo «svuotamento» del dl sicurezza,il «ritorno al nucleare» e i salari legati alla produttività. Queste sono le priorità: il presidente e il suo successore dovranno farsene carico.

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