Anna Maria Greco
da Roma
Sui nostri militari in Libano e su tutta la forza multinazionale dellOnu grava anche il rischio Al Qaida. Sergio De Gregorio, presidente della commissione Difesa del Senato, cita i rapporti dei servizi dintelligence dei Paesi coinvolti nella missione: indicano tra i «fattori di criticità» non solo Hezbollah, ma anche due gruppi armati che agiscono in territorio libanese e nellultimo anno si sono legati allorganizzazione terroristica di Osama Bin Laden: Jund Al-Sham e Asbat Al-Ansar.
«Hanno 1000-1500 miliziani - spiega il senatore dellItalia dei valori - e dagli anni 90 rifiutano il dialogo arabo-israeliano e ostacolano il processo di pace. Inizialmente laiche e filo-marxiste, queste formazioni di irriducibili recentemente si sono avvicinate allislamismo sunnita e allintegralismo di Al Qaida, con attentati contro i luoghi di perdizione influenzati dallOccidente, come discoteche, centri commerciali e locali per turisti e lassassinio di capi religiosi libanesi. Dopo il 2000 sono entrate anche in attività internazionali, progettando lattacco contro lambasciata russa di Beirut con granate autopropulse».
In questo momento, avverte De Gregorio, secondo i servizi segreti israeliani ed europei questi gruppi, che sfuggono completamente al controllo del governo libanese così come allinfluenza di Hezbollah, potrebbero attaccare il contingente multinazionale. «Il loro obiettivo - dice - è ribaltare lordinamento politico libanese e probabilmente non si lasceranno sfuggire questoccasione. Per i nostri soldati costituiscono una minaccia seria. E per questo è molto importante il ruolo dellintelligence. Lopera di dialogo sotterraneo dei nostri servizi segreti e la capacità di creare reti di collaborazioni e di rapporti fiduciari sia con gli israeliani che non alcune confessioni religiose musulmane, grazie anche ai personali rapporti del direttore del Sismi Pollari, possono rappresentare uno schermo protettivo per la riuscita della missione e per lincolumità del nostro contingente».
La minaccia Al Qaida sarebbe più subdola e pericolosa di quella di Hezbollah? De Gregorio è convinto che lEsercito di Dio sia molto tentato dallintegrazione nelle forze militari libanesi, con una scelta politica che lo riporterebbe appieno nella legalità. «Ha già un ruolo istituzionale - spiega -, con un ministro e diversi deputati questa mossa sarebbe gradita al premier Siniora, che il 3 febbraio scorso ha definito i militanti di Hezbollah resistenti e non certo terroristi. La diplomazia delle parole è importante e anche le dichiarazioni di collaborazione del leader Hezbollah Nasrallah la dicono lunga su questo scenario». Laltra opzione sarebbe quella di schierarsi decisamente con le forze del terrorismo, ma per De Gregorio non è quella che lEsercito di Dio predilige. Se con Al Qaida cè un«alleanza tattica», come dicono gli 007, attraverso traffici illeciti di diamanti, contrabbando e altre imprese criminali, la scelta di campo ancora non è stata fatta.
Ecco perché non bisogna interrompere il dialogo, spingendo Hezbollah su questa strada. «Bisogna insistere nella trattativa diplomatica», sottolinea De Gregorio. E lItalia, aggiunge il senatore, potrebbe avere un ruolo importante attraverso i servizi segreti, soprattutto nelle trattative per il rilascio dei due soldati israeliani rapiti. «LIran - dice -, di cui Hezbollah è subalterno, chiede proprio questo e si tratterebbe di unazione umanitaria che decongestionerebbe il teatro di crisi, riaffermando il peso della politica contro quello delle armi. Si è visto che il metodo di Israele della ritorsione militare non ha portato ai risultati sperati. Lunica strategia è quella dellintelligence».
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