«Rischio terrorismo, la Panetteria occupata deve essere chiusa»

Quelli della Cdl (zona 3) reclamano lo sgombero di Panetteria occupata. Sigla che al civico 20 di via Conte Rosso occupa «abusivamente uno stabile». Occupazione decennale di un gruppo anarco-insurrezionalista: vecchi e nuovi compagni poco pacifici, non troppo lontani dagli autonomi degli anni Settanta e sempre pronti alla chiamata alle armi.
Centro dell’antagonismo milanese che la Cdl (zona 3) vorrebbe cancellare dalla mappa dei luoghi della disobbedienza che si muovono sempre oltre i confini della legge, tra protesta veemente e reato vero e proprio. Ma Panetteria occupata per i consiglieri dell’Unione di zona 3 non va sfrattata bensì difesa: «L’Unione non ha infatto votato a favore della nostra mozione “pro sgombero” indirizzata al sindaco Letizia Moratti» rivela Gianluca Boari, vicepresidente del parlamentino di quartiere.
«Dopo il caso della Stecca, i compagni continuano a schierarsi dalla parte di chi occupa abusivamente gli stabili altri. Sanno che Panetteria occupata è gestita da chi ha recemente espresso solidarietà alle nuove Br ma non intendono, quelli dell’Unione, far ripristinare la legalità». La mozione «pro-sgombero» è comunque stata approvata, «grazie alla compattezza della Cdl che è per il rispetto della legalità senza se e senza ma», ed è già sul tavolo del sindaco. Ad accompagnarla, continua Boari, una nota sulla storia del centro sociale più temuto di Milano, che alle manifestazioni non negano mai uno slogan trucido, «10, 100,1000 Nassiriya».
Dietro la saracinesa perennemente abbassata e una porticina di ferro, in via Conte Rosso, ci sono ex militanti della colonna br Walter Alasia come Antonio Paiella e Ada Negroni o l’ideologa Aurora Betti Pasqua. Di casa è anche Chokri Al Jawazneh, 38 anni, leader dell’Udap - unione democratica arabo palestinese - e uomo di punta in Italia del radicale Fronte popolare per la liberazione della Palestina, il cui braccio armato sono le sanguinarie brigate Abu Alì Mustafà. Nomi e cognomi che uniscono l’eversione di matrice marxista al terrorismo palestinese, mondi che già negli anni Settanta si erano avvicinati con scambi di favore e di armi tra le Br e l’Olp di Yasser Arafat. «Curriculum che rende più che giustificata la nostra richiesta» chiosa l’azzurro Boari, che rimarca come il collettivo Panetteria occupata sia stato, tra l’altro, più volte indagato per «associazione sovversiva». Il 270 bis che dicono gli stessi di Panetteria occupata «serve a fare terra bruciata delle relazioni intessute con il proletariato».


Linguaggio paleo-marxista che quelli di via Conte Rosso - finiti nel mirino del pm Stefano Dambruoso nell’indagine sulle Br - utilizzano fuori dai licei nella speranza di far crescere «lo sviluppo rivoluzionario». Trasformando magari uno studente in un apprendista bierre.

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