È levoluzione della matrigna, quella cattiva delle favole, Grimilde, l'intrusa, la serpe, quella da disprezzare, da odiare, la manipolatrice del padre che invaghito cede e cade, è quella che lha giurata a Cenerentola, figlia legittima di primo letto che sfiga vuole si ritrova con unarpia che le rende la vita impossibile.
Oggi no. È diverso, e non si dice nemmeno più matrigna, oggi si chiama «lamica del papà». Ed è tutta unaltra musica. È lestranea sì, ma in fase di avvicinamento. È carina, mediamente simpatica, generalmente emancipata. La matrigna oggi assomiglia di più a Giulia Roberts in Nemiche amiche. Una che fa squadra, che crea alleanze e se ne frega delle convenzioni. O che per lo meno si sforza. Sì perché semplice non è.
Sono oltre un milione le matrigne dItalia, seconde o terze mogli di uomini già padri. Accompagnano i figliastri a scuola e fanno compiti e vacanze insieme, si destreggiano tra il nuovo amore e il lavoro, i propri figli e quelli degli altri. Eppure nella società moderna non hanno un nome che renda loro giustizia e non hanno un ruolo riconosciuto. La nostra legge non aiuta a costruire una nuova cultura. La figura del terzo genitore non è codificata, anzi praticamente ignorata. Per questo le matrigne si sono unite in un club tutto loro. Si incontrano, si conoscono e raccontano le loro avventure, di cosa vuol dire vivere in una famiglia allargata. Si trovano una volta al mese, a Milano, a Roma e a Lucca. «Siamo tantissime e tutte diverse», racconta Rossella Calabrò, ideatrice del club. «Ma questa è la cosa bella. Abbiamo tutte avuto paura di entrare in una storia che sembrava più grande di noi, e soprattutto abbiamo avuto qualcuno che ci ha detto: ma cosa stai facendo? Ma chi te lo fa fare? Ma noi matrigne siamo fatte così. Ci piace rischiare perché in fondo siamo tanto generose». La matrigna è trasversale, al club si trovano ragazze di 22 anni, o donne di 60 anni. Tutte con un solo punto interrogativo: «E ora che faccio? Come mi comporto?». La paura più grande delle matrigne è proprio il ruolo da occupare: a tavola, a Natale, ai compleanni, nelle foto ricordo. Il club serve per questo, per parlare, per discutere. Per raccontare le proprie storie e le proprie frustrazioni. Ma anche le gioie. «Uno dei motivi per cui ho pensato al club è anche perché noi matrigne non abbiamo diritti. E non è giusto. In teoria io non potrei nemmeno portare in auto la mia figliastra che è minorenne». Le famiglie allargate crescono. Negli anni Cinquanta solo il 20 per cento dei matrimoni erano seconde nozze. E nella maggior parte dei casi erano matrimoni di vedovi. Oggi è tutto diverso. Le dinamiche moderne sono più complicate. Ci sono figli ed ex mogli, padri contesi tra gelosie di figli e nuove compagne. Oggi telefilm come La famiglia Bredford, I Jefferson, I Robinson non funzionano più. Al loro posto ci sono altri modelli che reggono. Ci sono le protagoniste di Sex and the City, con storie damore intricate, le avventure di Ally Mc Beal che trova luomo giusto divorziato con figlioletto e funziona. Niente più famiglia Mulino Bianco: la storia è diversa, ci sono i cambi di scena, separazioni, divorzi, convivenze.
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