Per risparmiare sul made in Puglia bisogna fare la spesa in Germania

I prodotti tipici della regione sono più convenienti nei mercati tedeschi. L’insalata? 1,80 euro a Bari, 1,29 a Berlino

da Bari

Il danno è che il made in Puglia a tavola costa caro, la beffa è che ciò avviene proprio in Puglia. Al punto che un prodotto tipico delle campagne di queste parti come le clementine costa effettivamente di più rispetto al supermercato della catena Kaiser Tengelmann di Berlino: un euro e cinquanta al chilo contro un euro e venti che bisogna sborsare in Germania per portarsi a casa un po’ di frutta del Sud Italia. E non finisce qui, perché lo stesso discorso vale per le arance: quelle raccolte nelle province di Bari e Taranto hanno un prezzo superiore tra le bancarelle dei mercati di casa (in media 1,40 o 1,50 euro al chilo), mentre sempre a Berlino non si sfora la quota di un euro e venti. Insomma, chi pensava di risparmiare sul prodotto tipico stando sul luogo di produzione deve necessariamente ricredersi. Tra l’altro, come se non bastasse, nel confronto apulo-tedesco non è possibile risparmiare neanche su pasta e olio nonostante la Puglia vanti qualcosa come cinquanta milioni di ulivi. Per non parlare poi di una semplicissima insalata che a Bari costa 1,80 euro contro l’1,29 di Berlino.
Lo scenario, emerso da una ricerca elaborata dal Corriere del Mezzogiorno, trova conferma alla Coldiretti. Il direttore regionale pugliese, Antonio De Concilio, rivela infatti che «non si tratta di un fenomeno isolato» e aggiunge che «situazioni analoghe sono state riscontrate persino prendendo come paragone una città cara come Londra». Secondo De Concilio, il problema riguarda i vari passaggi della merce prima di approdare sui banconi di mercati e supermercati. «Quanto viene venduto ad esempio in Germania - spiega - arriva direttamente nei punti vendita; in Italia invece passa dalle piattaforme di distribuzione e questo avviene anche per i prodotti tipici». Il risultato: prezzi alle stelle, consumatori costretti ad arrangiarsi impegnandosi in una frenetica caccia al risparmio o semplicemente rinunciando a mettere qualcosa nel carrello. Di certo, l’impennata dei prezzi ha inferto un duro colpo agli ingredienti della dieta mediterranea, piatto forte della gastronomia pugliese: i rincari non hanno risparmiato verdura, pane e pasta nonostante una crescita della produzione regionale di grano su un territorio da sempre considerato il granaio d’Italia con 375mila ettari di superficie coltivata. Fatto sta che proprio da un recente studio della Coldiretti è emerso che tre famiglie su cinque hanno cambiato abitudini alimentari, una decisione che per molti è stata una scelta obbligata.
Adesso sugli aumenti selvaggi la procura di Bari ha aperto un’inchiesta. La pm del Tribunale Francesca Romana Pirrelli ha infatti avviato un fascicolo dopo un esposto presentato dall’associazione di consumatori Codacons.

Il magistrato inquirente ipotizza a carico di ignoti i reati di rialzo fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio e manovre speculative su merci. La pm ha disposto controlli nei vari punti vendita e la guardia di finanza ha fatto scattare verifiche a tappeto in decine di mercati e supermercati.

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