Rispetto e onore per gli eroi dell’Amba Alagi

Caro Granzotto, concordo in pieno con la sua risposta al lettore Di Marco. Vorrei fare una piccola aggiunta, al nome della gloriosa epopea vissuta dalle nostre truppe nella 2ª guerra mondiale. Lei ha parlato di Amba Alagi. Già la prima volta, con la campagna d’Africa del 1896, vi fu la sfortunata impresa del magg. Toselli (tutt’altro che come lo vorrebbero descrivere i nostri cari «amici» d’Oltremanica), la seconda volta vincemmo grazie ai nostri Alpini, la terza volta, con l’eroica resistenza al comando del Duca d’Aosta, fummo sconfitti. Ma mi piace sottolineare un piccolo-grande particolare: in nessuna campagna militare un esercito sconfitto ha mai avuto l’onore delle armi. In quella campagna avvenne anche questo. Mi si permetta di parlarne - almeno un pochettino - visto che quasi viene fatta passare con un sotterfugio. E che? Ci dobbiamo vergognare di avere avuto delle sconfitte? Ma abbiamo avuto anche delle epopee gloriose, alcune fortunate, altre meno. E sempre in tema di Amba Alagi, nessuno sa perché fu il Duca Amedeo d’Aosta a comandare quella battaglia.

Perché il generale incaricato di quella difesa, per inciso un noto fascistone, si era «prudentemente» dileguato, lasciando al Duca d’Aosta l’ingrato compito di dirigere le operazioni. Fino alla resa. Fino a morire di Tbc in prigionia in Kenia, per poter condividere fino all’ultimo la stessa sorte e lo stesso trattamento dei suoi soldati.

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