da Milano
Stop alle risse mediatiche fra addetti ai lavori, giornalisti e politici che farneticano paonazzi di rigori negati o regalati, di gol non visti ed espulsioni mancate. Un taglio netto ai cosiddetti dibattiti televisivi «moderati» da conduttori che aizzano, come se ce ne fosse bisogno, commentatori decisamente più esperti in fatto di insulti che di analisi tecniche, più a loro agio nellirrisione della persona dellavversario che nella confutazione delle sue argomentazioni. E sanzioni pecuniarie per le emittenti che fanno da megafono agli esponenti del tifo più becero e prestano il fianco allaccusa di istigare alla violenza.
Insomma, lotta dura alla «pseudo-informazione» sportiva, anche con un codice di comportamento ispirato a principi di civiltà e deontologia che sarà elaborato in tempi brevi. Questo limpegno assunto nel vertice in materia di media e violenza negli stadi al quale hanno preso parte ieri il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, quello delle Politiche giovanili e lo Sport, Giovanna Melandri, i rappresentanti degli editori radiotelevisivi e della carta stampata e quelli dei giornalisti (Fnsi, Fieg, Rai, Aeranti-Corallo, Alpi, Conna, Frt, Gis, Rea, Rna e Ordine dei giornalisti).
Al termine del lungo incontro, tutti i partecipanti hanno offerto la loro disponibilità perché linformazione sul calcio garantita da giornali, radio e tv sia improntata al massimo equilibrio. «In particolare - si legge in una nota del ministero delle Comunicazioni - limpegno assunto oggi è teso a contrastare e isolare quelle forme di pseudo-informazione sportiva che alimentano, anche attraverso risse verbali, comportamenti antisociali e che in taluni casi ispirano direttamente violenze organizzate». «Ci vuole un po di criterio - ha detto Filippo Rebecchini, presidente della Federazione radiotelevisioni -. Se le emittenti nazionali chiamano tifosi di Catania incappucciati sono i giornalisti che li chiamano, non gli editori. Poi vedo la Rai che chiama Moggi e capisco che esiste una grande incomprensione. Siamo vicini a una polveriera».
I ministri e i rappresentanti del mondo dellinformazione hanno quindi concordato sulla necessità di elaborare un «codice di comportamento» per linformazione sportiva che si ispiri a principi di civiltà, di deontologia professionale e buon senso così da concorrere anche dal versante dellinformazione allisolamento dei fenomeni di violenza nel calcio.
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