Roma

Ritardi nello sgombero di Tor de’ Cenci

Piano nomadi, atto secondo. Dopo lo sgombero del Casilino 900 dovrebbe essere la volta di Tor de’ Cenci. Poi in successione, entro fine 2010, della Martora, del Foro Italico, del Baiardo e della Monachina. Ma proprio su Tor de’ Cenci il programma batte il passo. Avanti piano, adagio, quasi indietro. La destinazione decisa dal Comune è Castel Romano, sulla Pontina, a 4 km di distanza, nello stesso municipio XII. La gente non aspetta altro che vedere i nomadi fare fagotto. «Per 15 anni abbiamo vissuto sulla nostra pelle ogni genere di illegalità proveniente dai rom di Tor de’ Cenci - afferma il minisindaco del XII, Pasquale Calzetta -. Adesso basta. Con Castel Romano già facciamo la nostra parte».
Qual’è la situazione? Da tre settimane, esattamente dal 22 marzo, sono partite le operazioni di fotosegnalamento. Al campo vivono circa 350 rom. Etnie prevalenti bosniaci, montenegrini, macedoni. Il campo di Castel Romano nel frattempo è stato sfoltito della metà. Gli spazi necessari quindi non mancano. Castel Romano, fra l’altro, a differenza di Tor de’ Cenci, è dotata di servizi di vigilanza.
Ma la sinistra dice no, getta benzina sul fuoco. Nel XII i consiglieri Pd e Verdi hanno presentato una mozione contro la chiusura. I rom inalberano cartelli con scritto «Non vogliamo andare via». Dietro le proteste ci sarebbero le coop rosse che in questi anni hanno lavorato con buoni proventi economici (scolarizzazione, pulizia, doposcuola, wc chimici) a Tor de’Cenci e nel resto della città. «Invece di dare una mano, remano contro ogni sgombero», stigmatizza l’assessore alle politiche sociali Sveva Belviso. Per le coop è dura da mandare giù. Ma con Alemanno la musica è cambiata.
Il XII municipio dal canto suo sta già decidendo la destinazione dell’area. «Faremo dei campi sportivi - annuncia Calzetta - per colmare un vuoto di servizi che interessa non solo i giovani ma un po’ tutti: donne, anziani, bambini». Calcio, corsa, pallavolo... questo il futuro. Ma serve ancora un po’ di tempo. Quanto? Ogni decisione, come sempre, è in mano al prefetto. A luglio 2009 era stato annunciato da Pecoraro che Tor de’ Cenci sarebbe stato sgomberato (per metà) entro il mese di ottobre 2009. Di mesi ne sono passati già sei, oltre la scadenza.
Nel frattempo vale la pena fare un po’ di cronistoria. Quasi tutta nelle pagine di cronaca nera. Il campo nasce nel 1995, dallo sgombero di Tor di Valle. Il buongiorno ai nuovi arrivati è dato dalle mamme di Spinaceto, che gettano provocatoriamente monete contro gli zingari che scendono dagli autobus. Questi ultimi restituiscono subito la gentilezza. A Spinaceto divampano furti in casa, auto rubate, scippi, vetrine infrante. Tor de’ Cenci diventa in pochi mesi a Roma la prima centrale di spaccio, riciclaggio, contrabbando di armi. All’auto della polizia municipale davanti al campo, come avvertimento rubano tutte e quattro le gomme. Nel 2007 l’«operazione Mamy» porta all’arresto di un corriere nigeriano che riforniva di cocaina l’accampamento. Mamy è una donna italiana, 52 anni, dirige lo spaccio anche a Laurentino. Il 18 settembre l’operazione «White Wolf» porta all’arresto di 27 persone, implicate nel traffico di droga dalla Colombia, basi i campi di Tor de’ Cenci e Castel Romano, diramazioni in Spagna e Olanda. Il 2 febbraio 2009, primo giorno del censimento, a Tor de’ Cenci la polizia trova di tutto: droga, proiettili, bolidi di lusso tra cui una Porsche nuova fiammante.

Il 17 marzo 2010 l’ultimo episodio: un incendio in una baracca, una donna e 6 bambini salvi per miracolo.

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