Il regolamento interno del Botafogo, leggendaria squadra della serie A brasiliana, parla chiaro: chi si presenta in ritardo agli allenamenti senza valida giustificazione rischia una multa pari al 40% dello stipendio mensile. Non si sa quanto il centrocampista Paulo Rogério Reis da Silva, detto Somalia, sia attaccato al proprio conto in banca: tanto, vien da pensare, se per evitare la decurtazione della propria busta paga sè inventato una storiella da gangster di periferia che ora può costargli fino a sei mesi di carcere.
Succede che lo scorso mercoledì, Somalia è in ritardo per gli allenamenti con il proprio club: può capitare di non sentire suonare la sveglia o di restare imbottigliati nel traffico. Ma è in quei momenti dansia, quando le lancette dellorologio sembrano correre più veloce del solito, che il calciatore viene assalito da un vero colpo di genio. Al posto di dichiararsi colpevole per il ritardo con il Botafogo, torna nella propria abitazione e inizia a maneggiare con il cellulare: «Dei malviventi mi hanno sequestrato e costretto a pagare una lauta somma per il riscatto», fa sapere al proprio club. Nel frattempo si reca al più vicino distretto di polizia e inizia la propria, contraddittoria, deposizione: racconta di un aggressione fuori dalla propria abitazione e del sequestro lamo. Prima parla di unarma, poi di una pistola nera; quindi, cercando di fornire un identikit dei sequestratori, tradisce più volte la propria malafede ingarbugliandosi in confuse descrizioni. Una deposizione che non convince la polizia brasiliana che vuole vederci chiaro. E non ci vuole molto a smascherare la furbata di Somalia.
Ora il giocatore rischia da uno a sei mesi di carcere, la pena prevista per il reato di calunnia. E non riuscirà nemmeno a evitare la multa per il ritardo agli allenamenti...